Il clarinetto diventa voce e preghiera in “Spirit”, opera profonda e sensibile che fonde culture, storie e spiritualità. Giovanni Mattaliano ci racconta l’origine del brano, la sua tensione verso il bene e il legame tra arte e silenzio, in un equilibrio fragile tra luce e ombra.

“Spirit” esplora inquietudini, fragilità e tensione verso il bene. C’è un momento preciso in cui questa composizione ha smesso di essere musica e si è trasformata in necessità?
Le necessità sviluppano virtù e in questo l’arte è l’unica vera maestra di vita. Prima di Spirit giunto nel 2016 avevo realizzato, a partire dal 2008, tante altre composizioni “Soteira” “Barok” “Toc Poc” “Solo sol liber” “Zeta world” “Vis” “Rif lif” “Viaggiando” “Kasba” ecc Forse Spirit ancor più delle precedenti sfida le identità rivestite da percezioni popolari mediterranee che ho respirato durante i miei numerosi viaggi. Anche durante il lockdown ho percepito che “Spirit” era diventato qualcosa di più grande di me e in quel momento ho composto “Luz” “We dream” “Fabula” e “Tan Tan” come a voler proseguire quella dimensione che da invisibile si stava materializzando suggerendomi di creare nuove musiche da diffondere.
Nel brano convivono luce e ombra, materia e trascendenza. Qual è l’equilibrio emotivo che volevi trasmettere attraverso la tessitura sonora?
Volevo creare un senso di tensione e di rilascio, un mix di contrasti, un equilibrio tra la luce e l’ombra un’alternanza tra momenti di grande intensità e altri di più profonda introspezione sempre in forma modale, curando la semplice idea melodica. Il canto dell’anima che vola tra gli spiragli ritmici dell’improvvisazione evolve le elasticità sonore etniche del tema centrale. La musica doveva essere come un viaggio, un percorso che porta l’ascoltatore attraverso diverse emozioni e stati d’animo. La materia e la trascendenza sono altri due elementi che ho cercato di bilanciare nella mia composizione. La materia rappresenta la nostra esistenza fisica, la nostra corporeità, mentre la trascendenza rappresenta la nostra anima vegliante, la nostra essenza più profonda in contatto con i sentimenti più puri. Spero di aver raggiunto questo obiettivo e di aver creato una musica che possa aiutare gli ascoltatori a riflettere sulla propria esistenza e sulla loro connessione con l’universo.
Hai eseguito oltre 3000 concerti nel mondo. Quanto le culture incontrate, i paesi attraversati e i volti visti hanno contribuito alla costruzione spirituale di questa opera?
Ogni esperienza, ogni incontro, ogni luogo visitato ha lasciato un segno indelebile nella mia anima e ha influenzato la mia musica e continua a farlo. I continui viaggi mi hanno portato a incontrare persone di diverse culture e tradizioni, ognuna con la sua storia e la sua propria spiritualità. Ho imparato a conoscere la musica di diversi popoli, le loro danze, le loro canzoni, i loro strumenti. E ho capito che, nonostante le differenze, c’è qualcosa di universale che unisce tutti gli esseri umani: la musica, la poesia, l’arte. Viaggiamo anche per conoscere i popoli che portiamo nel raggio invisibile della nostra memoria storica. Spirit è diventata una sorta di sintesi di tutte queste esperienze, un riflesso della mia anima e della comprensione del mondo, un modo per connettere e per celebrare la bellezza della diversità umana.
La scrittura del brano alterna colori, contrasti, dinamiche e pause piene. Quanto è difficile mettere in musica il silenzio senza che suoni il vuoto?
Il silenzio può essere un momento di grande intensità, un modo per creare attesa e tensione, o per sottolineare l’importanza di ciò che viene espresso. Ma se non è gestito correttamente, può anche sembrare un vuoto, un’assenza di suono che non aggiunge nulla alla musica ed al suo significato emotivo. Il silenzio è il fondamento dell’essere, il vuoto da cui tutto emerge e a cui tutto ritorna. Ma quando lo disponiamo in musica, rischiamo di ridurlo a un semplice nulla, a un’assenza di suono. È come se cercassimo di rappresentare il Tao, il principio fondamentale dell’universo, con i limiti della nostra lingua e della nostra ragione. La sfida è di creare un silenzio che sia pieno di significato, un silenzio che sia la negazione del suono, ma anche la sua essenza più profonda. È un po’ come la dialettica hegeliana, dove il silenzio e il suono si oppongono e si superano a vicenda, creando un nuovo livello di comprensione. Il silenzio è anche il luogo dove il significato si dissolve e si rinnova, cercando di rappresentare l’infinito e l’eternità, di catturare l’essenza dell’essere e del non essere.
Quali sono gli obiettivi artistici che senti ancora di voler raggiungere e quali nuove direzioni potrebbe prendere il tuo linguaggio musicale?
Innanzitutto, vorrei continuare a esplorare la mia creatività e a sperimentare nuove forme di espressione musicale. Una delle direzioni che potrebbe prendere il mio linguaggio musicale è continuare l’esplorazione di nuove tecnologie e strumenti, come l’elettronica che ho già applicato in composizioni come Soteira, Solo Sol Liber e Lune Rosse. Sono affascinato dalle possibilità che offrono queste nuove tecnologie e vorrei utilizzarle per creare particolari sonorità e atmosfere. Inoltre, vorrei continuare a lavorare con altri artisti e musicisti, per imparare da loro e per creare nuovi viaggi sonori. La collaborazione è un modo eccellente per crescere e per scoprire affascinanti prospettive. Infine, vorrei raggiungere un pubblico più ampio e far conoscere la mia musica a persone che non l’hanno ancora ascoltata ma forse già avviene anche a mia insaputa attraverso i social web.
C’è un significato nascosto in “Spirit”, qualcosa che l’ascoltatore può cogliere solo percependolo più che ascoltandolo?
Credo che il significato velato in Spirit sia legato alla nostra connessione con l’universo ed al suo infinito puntinismo di stelle e di altro invisibile al nostro sguardo. È un richiamo a fermarsi, a riflettere e a sentire la bellezza e la magia che ci circonda. L’ascoltatore può cogliere questo significato nascosto solo se si lascia andare aprendosi alla musica, permettendo alle emozioni e ai sentimenti di emergere. È un’esperienza personale e intima, che può essere diversa per ogni persona. In questo senso, Spirit non è solo una composizione musicale, ma un invito a esplorare la nostra interiorità e a connetterci con qualcosa di più grande di noi.







