Dal 24 ottobre 2025 è disponibile in vinile e sulle piattaforme di streaming digitale “Unsapiens”, il nuovo album di Leo Pesci per Irma Records.
“Unsapiens” è un album che esplora in profondità le contraddizioni della società moderna, offrendo una critica sociale ricca di sfumature e sensibilità. Leo Pesci affronta temi universali come l’alienazione causata dalla vita capitalista, la discriminazione storica del Sud Italia e l’ipocrisia delle strutture di potere, mescolando la tradizione musicale napoletana con influenze moderne di soul, hip-hop, funk e nu-jazz.
Conosciamo meglio l’artista!
Come nasce la tua passione per la musica e quando hai capito che potesse diventare un lavoro?
È difficile dire quando sia nato il mio amore per la musica: sono cresciuto in una casa dove si ascoltava musica ovunque. Mio padre, pianista e cantante di piano bar “alla vecchia maniera”, mi ha trasmesso questa passione fin da bambino. Mia madre, pur non essendo musicista, è stata determinante: mi ha fatto studiare musica e pianoforte da piccolo, sostenendomi sempre.
Da adolescente ho continuato da autodidatta, dedicandomi anche alla tromba — la mia compagna per sei anni — finché non ho deciso di concentrarmi sulla scrittura e la produzione.
Raccontaci del tuo album “Unsapiens”
Unsapiens è nato quasi per caso, ma era un progetto inevitabile. Dopo anni di brani in inglese, sentivo il bisogno di esprimermi nella mia lingua. La scintilla è arrivata quando ho scoperto su Instagram Napolitan Sound, una pagina dedicata alla musica napoletana, antica e contemporanea.
Vivo all’estero dal 2016 e non immaginavo che la scena campana fosse così viva. Da lì è nata la voglia di dire la mia, di creare un album che fotografasse l’anima della nuova musica soul partenopea, coinvolgendo alcuni tra i talenti più interessanti della scena.
C’è una collaborazione che ti è rimasta più nel cuore?
In realtà no, perché ognuno degli artisti coinvolti ha portato qualcosa di unico. Tutti hanno accettato con entusiasmo di far parte di Unsapiens e il loro contributo è stato fondamentale per dare vita al progetto così com’è.
Cosa rende riconoscibile la tua musica?
Credo che in ogni brano ci sia un intento di riflessione. Cerco sempre di dare significato a ciò che scrivo e di portare chi ascolta in uno spazio di pensiero.
La musica, anche senza parole, trasmette bellezza e verità. Ma quando le parole ci sono, devono servire a dire qualcosa che resti.
Progetti futuri?
Continuerò a scrivere e produrre musica, coinvolgendo nuovi artisti e valorizzando la scena indipendente italiana. Voglio dare sempre più spazio alla musica in napoletano — e, perché no, anche alle altre lingue italiane, spesso ridotte a “dialetti”, ma che sono espressioni vive della nostra identità.







