Ched – “11 (Undici)” e il suono come paradosso tra eros e thanatos

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Con “11 (Undici)”, Ched costruisce un universo sonoro in cui la musica smette di essere semplice linguaggio per farsi tensione, contrasto, riflessione. Un brano che accoglie e destabilizza, che intreccia melodia e parola in un equilibrio instabile ma profondamente umano. L’artista rifiuta l’idea di un potere “salvifico” della musica e ne svela invece la dimensione più concreta e ambigua, dove il suono non domina, ma diventa specchio delle nostre stesse contraddizioni.

In questo nuovo capitolo, Ched attraversa l’opposizione tra eros e thanatos, luce e oscurità, ricerca e abbandono, offrendo un’esperienza paradossale e intima. È un invito ad ascoltare senza difese, a lasciarsi interrogare dai contrasti, a trovare conforto nel disordine emotivo. Con “11 (Undici)”, l’artista conferma la sua volontà di scavare nei luoghi più profondi e perturbanti dell’animo, dove la musica non consola, ma rivela.

Per te, qual è il potere più grande della musica?
La musica non ha potere il potere lo creano le persone reificando il suono in maniera superficiale e per profitto.

Quanto conta il bilanciamento tra testo e melodia nella tua scrittura?
Molto conta perché crea un contrasto forte e porta l’ascoltatore a interrogarsi

“11 (Undici)” è un brano che abbraccia ma sorprende: come descriveresti questa esperienza?
Un’esperienza paradossale ma concreta che da una volta all’opposizione tra eros e thanatos.

Ci sono altre storie o emozioni che vorresti esplorare in futuro?
Sì, più verso sentimenti sottili come la paura o il perturbante e capire anche cosa c’è dietro un’emozione o un sentimento e cosa li provocano.

Se dovessi far ascoltare il brano a qualcuno senza spiegargli nulla, cosa speri provi?
Vorrei che provasse conforto come l’ho provato io quando ascoltano musica da adolescente.