“Certezze” nasce da una sospensione emotiva, da un momento in cui le parole non bastavano più a spiegare ciò che accade dentro. Alfero trasforma fragilità e immobilità in musica essenziale, costruita per sottrazione. In questa intervista racconta come la voce, la pausa e l’attesa diventino materia viva di un’emozione condivisa.

Quali emozioni hai cercato di catturare con “Certezze” e in che modo credi che il silenzio sia un elemento narrativo nella canzone?
“Certezze” parla di un momento sospeso, dove il silenzio rappresenta un contrappunto narrativo, un respiro trattenuto che racconta quello che non riusciamo a dire. La parole non dette comunicano quelle emozioni profonde che spesso rimangono nascoste e rivelano la nostra fragilità.
Il singolo nasce da una sospensione emotiva: quanto c’è di autobiografico nel testo e quanto invece è osservazione esterna?
Il brano è un concentrato di emozioni che ho vissuto, e durante la rielaborazione ho cercato di mantenere l’originalità di quell’istante. Mi affascina lavorare su questa soglia sottile, dove le esperienze personali diventano dettagli che anche gli altri possono vivere o intravedere. Infatti “Certezze” parla di chiunque si sia sentito in bilico, in attesa, in silenzio.
Come si inserisce “Certezze” nel tuo percorso artistico e quali sono le sue connessioni con il teatro emozionale che pratichi da anni?
Il teatro emozionale e la musica nascono dallo stesso bisogno interiore: quello di dare voce e corpo alle emozioni. In “Certezze” ho cercato di catturare quell’emozione che provo quando sono in uno studio o sul palcoscenico; si tratta di eliminare il superfluo, per rivelare il sentimento interiore. È un modo diverso di mettere in scena la nostra l’interiorità. In questo senso, “Certezze” è una proiezione naturale del mio percorso formativo e della mia vita.
Il brano ha un’atmosfera cruda e riflessiva, volutamente essenziale. È una scelta stilistica che intendi mantenere nei prossimi lavori?
Sì, assolutamente! Penso che questa essenzialità sia diventata la chiave espressiva dei miei lavori. Non è un minimalismo fine a se stesso. Lavorare con pochi elementi non significa impoverire la canzone; al contrario, mi consente di far emergere il suo nucleo emotivo, attraverso nuove sonorità che non tradiscono il messaggio iniziale.
In un’epoca in cui si teme l’attesa, tu la trasformi in tema portante. Credi che oggi sia più difficile restare fermi o prendere una direzione?
E’ sempre più difficile restare fermi. Siamo abituati a riempire ogni attimo della nostra esistenza, cercando di trovare una via di uscita da un mondo che ti chiede risposte immediate. Restare fermi, significa imparare ad ascoltare, rimanere nel dubbio, attendere la risposta giusta. “Certezze” nasce da quell’attesa che ci permette di capire quale direzione si deve prendere prima di muoversi.
Qual è il prossimo passo nella tua carriera musicale? Hai in mente un progetto più ampio dopo l’uscita di questo singolo?
Certezze, è solo la prima tessera di puzzle più ampio. Attualmente sto lavorando alla pubblicazione di un album che esplora i temi affrontati in “Certezze”. E’ un progetto che unisce la parola, il gesto, la musica, una sorta di atto performativo dove le canzoni prendono vita senza ricostruzioni ragionate. Immagino ogni singola traccia come un breve atto che si muove passo dopo passo nella stessa direzione di “Certezze”.







