Dissidio – “Magari ci sarà un futuro migliore”

Con “Magari ci sarà un futuro migliore”, i Dissidio compiono un passo deciso verso la maturità artistica, dimostrando di non aver paura di abbandonare le certezze acquisite con l’esordio Thisorientamento per spingersi oltre, verso nuovi territori. Quattro brani bastano per comprendere che la band non vuole più limitarsi a giocare con il caos creativo che caratterizzava il debutto, ma intende costruire un linguaggio più ampio, capace di accogliere suggestioni inedite e al tempo stesso coerente con la propria identità.

Dissidio cover

Il titolo dell’EP non è un semplice auspicio, ma una vera dichiarazione d’intenti: “Magari ci sarà un futuro migliore” è frase sospesa tra desiderio e progettualità. Non si tratta solo di speranza astratta, ma di un invito all’azione, di un pensiero attivo che invita a organizzare e costruire ciò che verrà. In questa tensione tra utopia e concretezza si inserisce la nuova direzione dei Dissidio, che scelgono di affidare alle proprie canzoni la funzione di colonna sonora per chi crede ancora nella possibilità di un cambiamento.

L’apertura con “Un cuore fermo” è già una dichiarazione netta. Il brano si distacca dalle atmosfere surreali e frammentate del primo album e mette in campo una scrittura più definita, quasi chirurgica. L’impatto emotivo è forte: le linee melodiche si intrecciano con una tessitura ritmica sospesa, capace di evocare un senso di immobilità solo apparente. È un cuore che sembra fermo, ma che in realtà pulsa di nuova energia, simbolo perfetto della metamorfosi della band. La voce si muove tra lirismo e trattenuta intensità, suggerendo un’urgenza che non esplode mai del tutto, ma che proprio per questo diventa ancora più efficace.

Con “L’odio” i Dissidio scelgono di spingersi in territori meno sicuri, sperimentando soluzioni sonore che ampliano il loro vocabolario musicale. Qui l’aggressività diventa materia da plasmare, non fine a se stessa ma veicolo di nuove possibilità. Le chitarre si intrecciano con trame elettroniche, il ritmo si fa irregolare, i crescendo generano tensione e rilascio. È un brano che testimonia la volontà di rompere schemi, di non accontentarsi mai di formule preconfezionate. Non a caso, proprio in questa traccia si avverte più forte l’influenza di ascolti recenti e l’assimilazione di generi diversi: un atto di coraggio che paga, perché conferisce alla band una versatilità nuova.

“Felice e contento” rappresenta invece un curioso ritorno, quasi un auto-citazione rielaborata. Le atmosfere folli e teatrali di Thisorientamento riaffiorano, ma in una veste completamente nuova. La leggerezza apparente del titolo cela una struttura complessa, con rimandi al jazz e a immaginari cinematografici come Whiplash, mentre la costruzione ritmica sembra richiamare certi esperimenti dadaisti. È un brano che scompiglia le carte, ma che dimostra come la band sappia guardare al proprio passato senza rimanerne prigioniera, trasformando la memoria in nuova linfa.

A chiudere l’EP, “Magari ci sarà un futuro migliore”, l’unico brano interamente strumentale. L’assenza della voce è una scelta precisa, che sposta il baricentro sul linguaggio puramente musicale. Le note diventano così portatrici di senso, di speranza, di un desiderio collettivo che trascende la parola. È una chiusura che funziona come apertura, un finale che spalanca scenari ancora da scrivere.

Con questo lavoro i Dissidio dimostrano di saper osare: non più provocatori ingenui, ma artigiani di un suono complesso e stratificato, pronti a fare del proprio percorso una continua ricerca. “Magari ci sarà un futuro migliore” non è solo il titolo di un EP, ma una promessa: la loro, nei confronti di chi li ascolta.