Il debutto discografico di Elena Romano è un lavoro intimo e stratificato che sorprende per maturità e visione artistica. “Lorena” si muove con eleganza tra elettronica e canzone d’autore, attraversando le emozioni con uno sguardo autentico e profondo. L’artista sceglie di esplorare il proprio mondo interiore, dando voce a stati d’animo spesso taciuti: solitudine, desiderio, angoscia, crescita.
Si parte con “Mentre Cambio Forma”, un brano dalla forte componente teatrale, in cui il suono si fa corpo drammatico. Le atmosfere sono cupe, il ritmo dilatato, eppure non si cade mai nella pesantezza. È la fotografia di un momento di metamorfosi personale, in cui Elena restituisce l’instabilità emotiva con un muro sonoro costruito con cura, come se ogni battito elettronico scandisse un passo verso una nuova identità.
Segue “Estraneo”, forse il brano più spoglio e diretto dell’EP, ma non per questo meno incisivo. Nasce da una relazione finita e da un dolore che l’artista elabora costruendo un amore immaginario: un rifugio, una via di fuga, un altrove emotivo. Il tono è malinconico, ma non c’è autocommiserazione: c’è lucidità, sincerità, coraggio.
Con “Sogno” si entra in un’altra dimensione. Ispirato all’esperienza reale della paralisi del sonno, il brano racconta visioni e paure notturne con un linguaggio sorprendente. Elena non si limita a descrivere il disagio: lo trasforma in una danza, in una festa grottesca e liberatoria. I suoni sono vivaci, i colori acidi, il testo è giocoso e surreale. Un invito a fare amicizia con i propri mostri interiori, a ballarci insieme.
Chiude “Vasche d’Ingenuità”, brano che riporta a terra ma non smorza la tensione narrativa. È un bilancio, un gesto d’amore verso la sé stessa del passato, che si buttava nelle cose con istinto, senza paura di cadere. Qui la scrittura è nitida, evocativa, e la musica accompagna il racconto con discrezione, lasciando spazio alla riflessione. È una chiusura dolceamara, che completa il cerchio emotivo aperto all’inizio dell’EP.
Con “Lorena”, Elena Romano dimostra di saper mettere in musica l’invisibile. Un lavoro raffinato, sincero, che tocca corde profonde senza mai cedere alla retorica.







