Ricordi di cose a venire. Un album che cammina su bobine invisibili, tra fiati mediterranei, groove d’altri tempi e luci soffuse da pellicola 16mm. C’è un cinema dentro ogni traccia di “Odeon”, il nuovo disco di Franky Selector uscito lo scorso 28 marzo per The Good People Records. E non è un caso se il titolo richiama subito sale di provincia, sipari rossi e vecchi proiettori che gracchiano. Perché in queste nove tracce il musicista canadese — producer, polistrumentista, regista di questo suono che ancora una volta si attesta dentro richiami retrò — ci accompagna in un viaggio in cui il tempo gioca a dadi con le abitudini moderne. Come a sfogliare diapositive: ogni brano è un fotogramma vivo, pieno di sentimento, movimento e polvere d’oro.
“Odeon” è uno scrigno analogico sospeso nel futuro: dentro ci suonano fisarmoniche, contrabbassi, chitarre a dodici corde, ma anche e soprattutto MiniMoog, ARP Odyssey, voci-strumento che si rincorrono tra le maglie dei groove. Quella “nebbia” che vela la voce di Selector è pura cifra stilistica direi quasi da un sottile crooner. Qui il vintage non è mai nostalgia, ma una base viva da contaminare, da rendere pulsante, come dentro le visioni cinematografiche del primo singolo “Take Me With You” ricco anche di un video ufficiale: la tessitura del synth a ricordare un Battisti famoso, i cori a corollario della linea principale che sembra uscite da un film western di grandi eccellenze nostrane. Il videoclip girato nel sud della Francia amplifica la sua forza evocativa: un’ode visiva alla complicità e al desiderio di evasione.
E poi ci sono i momenti più sperimentali, come “Con Le Mani Senza Paura”, il cui testo sinceramente non mi convince, l’ho trovo troppo “banale” e smielato in una fotografia romantica alla “Moccia”: tuttavia una rhumba battente si intreccia a parole parlate e fisarmoniche che sembrano arrivare da una piazza assolata del Sud. O ancora “A Madrugada”, che chiude l’album come un respiro profondo alle prime luci dell’alba, tra flauti sussurrati e un senso di pace inevitabile. È nel suono che ho trovato sempre un riparo confortevole e una sicurezza: lavoro cesellato con cura artigiana anche nella scelte delle collaborazioni: Luc Murphy al flauto, François Plante al contrabbasso, Nora Toutain e Melissa Pacifico ai cori fino a Cici nello spoken word di cui sopra. Un ritorno che sta già promettendo nuovi sviluppi e che caldeggia l’uscita di un secondo estratto e un secondo video: Franky Selector custodisce sempre il dono della gentilezza e della quiete nonostante sapori di festa e leggerezze di mare. Il suo è un suono che per me ha sempre rappresentato quell’abbraccio fraterno che racchiude e stringe a se linguaggi diversi da mescolare assieme, geografie e sogni sparuti raccolti lungo la via. Non so dirvi se “Odeon” sia il suo lavoro più organico, fluido e cinematografico. Di sicuro sembra a me un disco da guardare ad occhi chiusi.







