“Vino – Sangue – Santità” è l’album manifesto di una generazione che ha smesso di credere nelle risposte facili. Gli Heute Nebel scavano tra le macerie del presente con “Deserto”, dove il deserto non è solo esterno, ma è la spogliazione morale dell’essere umano. “Macabra Danza” eleva le figure demonizzate dalla storia come metafore di resistenza. In “Ti seguirò ovunque”, la band affronta senza edulcorazioni il tema brutale dello stalking, mentre “Rogo” è una potente denuncia alla censura e all’oblio culturale. “L’Ultima Volta” mette a nudo le contraddizioni dell’anima dipendente, fragile ma combattiva. “Questa non è vita” racconta l’accettazione disillusa della propria natura errante. Con “Onore ai topi”, Heute Nebel celebra i vinti eroici, quelli che restano a combattere mentre tutto crolla. “Invettiva” chiude l’album come un urlo liberatorio contro il conformismo. Un disco crudo, essenziale, disperatamente vivo.
Otto anni di Heute Nebel: cosa rappresenta “Vino – Sangue – Santità” in questo vostro viaggio musicale?
Questo album rappresenta un punto di arrivo, perché riassume quello che siamo stati in questi anni ma soprattutto un punto di partenza… da qui si va avanti per crescere ed evolverci.
In che modo il minimalismo sonoro che perseguite rispecchia la vostra visione del mondo oggi?
Crediamo nel fare le cose fatte bene e senza fronzoli… in questo periodo storico c’è bisogno di messaggi diretti più che di “infiocchettamenti”. Ci piace pensare che questo album possa colpire lo spettatore come uno schiaffo in faccia!
Avete parlato di “ricettario per la fine del mondo”: quali ingredienti non possono mancare secondo voi?
Direi che al momento gli ingredienti ci sono tutti… gli ingredienti che noi possiamo aggiungere sono: la disobbedienza, la voglia di lottare e la serenità della resa.
Come avete lavorato sulla scelta delle parole per rendere ogni testo essenziale ma d’impatto?
L’italiano è una lingua veramente ricca di sfumature e di significati; è una lingua piena di sapori e di suoni… ma è meno musicale dell’inglese, perciò le parole vanno scelte oculatamente anche in funzione della metrica del testo oltre che del loro significato. Se una band italiana scrive testi in inglese può “bluffare”, non tutti ti capiscono… se scrivi in italiano è molto più difficile perché (in teoria) se scrivi dei testi banali DOVREBBE essere chiaro a tutti.
Quindi per farla breve: si tratta di conoscere bene il valore delle parole e le loro sfumature di significato. Lorenzo (il bassista), che scrive praticamente tutti i nostri testi è un bibliotecario e un lettore onnivoro, perciò, ci tiene molto alla resa dei nostri testi…
Cosa sperate che resti a chi ascolta questo album dall’inizio alla fine?
Due cose:
1) che resti una sensazione di incompletezza… che avesse voglia di sentire altre nostre canzoni. Che non finisca l’album e si senta sazio
2) che venga voglia di sentirci dal vivo







