“Quello che siamo” – Il brano dell’artista Blynch

Il testo vuole raccontare com’è dare amore a chi è troppo fragile per saperlo accogliere: come spiega lo stesso Blynch, è necessario infondere con estrema delicatezza il sentimento in chi, purtroppo, non ne ha mai conosciuto la vera essenza. L’immensità dell’amore viene frammentata in modo da essere inserita, gradualmente, nell’altra persona che, magari, non sa ancora come rielaborare le nuove emozioni.

Blynch, è un piacere averti qui. “Quello che siamo” è frutto di una riflessione personale?

È un piacere mio essere con voi. “Quello che Siamo” è frutto di numerose idee che convergono su una medesima base: il dare amore a chi non sa come riceverlo. Ho pensato che moltə di noi percepiscono il mondo attraverso una fragilità non fatta per il troppo rumore. Un tipo di sensibilità che ci fa perdere difronte alle cose troppo grandi, anche quando sono positive, perché non abbiamo idea di come rispondere o di come metabolizzarle. Oggi le canzoni d’amore sono sempre fatte sempre di paroloni, di gesti giganteschi che devono necessariamente arrivare a tutti. Nel mio ho cercato, invece, di scrivere una canzone d’amore con la stessa potenza nel messaggio, ma che potesse arrivare a chi parla un’altra lingua. Una lingua fatta di dettagli, di piccole immagini, di momenti racchiusi in una polaroid piuttosto che di scene gigantesche.

Ecco, vorrei poter raggiungere loro.

Credi che ognuno possa intravedere echi della propria vita personale, nel brano?

Me lo auguro moltissimo. Sicuramente chiunque abbia mai amato davvero potrà ritrovarsi almeno in parte nel messaggio di questa canzone. L’amore, del resto, è questo: un linguaggio universale, un qualcosa che ci accomuna nonostante le differenze soggettive che ci portiamo dentro. Magari il mio modo di descriverlo non parlerà proprio a tutti, ma so che parlerà a chi cerca un po’ di amore silenzioso in un mondo che ha sempre bisogno di gridare per farsi sentire.

E se avrò raggiunto questo, allora avrò pienamente raggiunto il mio obiettivo.

Secondo te, l’amore salverà il mondo? Se sì, perché?

Beh, posso dire che ha salvato il mio. Ho scritto “Quello che siamo” perché sono profondamente innamorato della mia persona. Questa canzone, infatti, è una dedica che le appartiene, ma che vorrei potesse diventare universale. L’energia che questo amore sprigiona mi tiene vivo, mi fa svegliare ogni giorno con la curiosità di sapere quante belle cose mi circonderanno, mi fa affrontare la vita di tutti i giorni da un punto di vista che rende tutto più vivido e colorato, e non potrei essere più felice di così. Devo all’amore questo e tanto altro e sono sicuro che, da umani, potremmo assolutamente condividere tutti questa stessa energia. L’amore è armonia, e l’armonia è ordine nelle cose. Noel Gallagher, in una sua meravigliosa canzone, scrisse “if love ain’t enough to make it alright, leave me dead to the world”.

Direi che questo può racchiudere tutto nella sua interezza.

Hai già in mente qualche progetto per il futuro?

Assolutamente. Con l’EP da cui ho estratto “Quello Che Siamo”, che ho chiamato “Bordibianchi” come quelli che circondano le immagini nelle polaroid, ho esplorato e rielaborato i ricordi più vividi di un me passato. Ho messo su carta il mio essere stato naive, ho illuminato di una luce calda tutta la mia adolescenza e l’ho raccontata, nel bene e nel male, in queste canzoni. Ora però vorrei raccontare l’altra faccia della medaglia, vorrei parlare del buio. Vorrei raccontare di come buio e luce siano due elementi imprescindibili l’uno dall’altro, e rielaborare in musica punti di me ancora più delicati e dolenti. Non so se il meraviglioso pubblico che ho avuto la fortuna di costruire con questa prima trance di canzoni riuscirà a seguirmi allo stesso modo anche in quest’altra avventura, ma mi auguro di poter comunque comunicare tanto a quante più persone possibili. Nel mentre sono al lavoro, e non vedo l’ora di poter condividere tutto.

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