The Indiependent Drummer e il viaggio di “Underground Feelings” | INTERVISTA

Un brano nato dalla rinascita personale di Alessandro Nardis, alias The Indiependent Drummer, dopo un periodo buio. “Underground Feelings” è un mix di dolore, luce e sonorità dark wave, interpretato dalla voce potente di Ira Green. Un pezzo che unisce introspezione, autenticità e libertà espressiva.

“Underground Feelings” nasce da un momento di rinascita personale dopo un lungo periodo di oscurità. Qual è stato l’istante preciso in cui ha capito che quel giro di chitarra rappresentava il suo ritorno alla vita?

Senza falsa modestia ho sempre avuto un forte intuito per la «musicalità». Ed ho fin da subito percepito che quel motivo era «vincente». Ovviamente c’era solo un giro di chitarra: la vera sfida è stata tirare giù un’intera composizione che completasse quella bellissima intuizione. Quindi posso dire con assoluta certezza che il momento preciso in cui ho realizzato che quel motivo melodico rappresentasse per me una rinascita è stato proprio quando l’ho fissato (cantandolo a voce) su un vecchio registratore a cassette.

Il testo, scritto in quindici minuti, è pieno di simboli psicoanalitici. Quanto di quel linguaggio arriva da un processo spontaneo e quanto da una riflessione successiva?

Il testo è nato spontaneamente accompagnandomi per l’armonia con una vecchia tastiera proveniente direttamente dagli anni Ottanta. Sono sempre stato affascinato dalla psicoanalisi di stampo freudiano: ero e sono tutt’ora in analisi. Il testo è nato di getto ma questo non vuol dire che non sia il risultato di un processo di focalizzazione delle mie «paure ancestrali» che parte da molto lontano. Il momento in cui l’ho scritto non è stato solo un «punto di partenza», ma anche un «punto di arrivo» di tutta una stratificazione di saperi e conoscenze maturate attraverso il mio percorso psicoanalitico.

La collaborazione con Ira Green ha trasformato il brano. Che cosa ha portato la sua voce, emotivamente e musicalmente, alla visione originale del pezzo?

Ira è più unica che rara. Ha una potenza vocale e un’espressività che ti catturano istantaneamente. È una fuoriclasse. La vecchia versione di Underground Feelings era molto più statica e il cantato sembrava provenire da una vecchia session dei Joy Division. Ira, pur mantenendo inalterata l’aurea dark del brano, l’ha resa molto più contemporanea e a mio avviso più suggestiva. Ancora oggi mi emoziona molto sentire la sua interpretazione su un brano che comunque ha quasi venti anni. Lei è riuscita, a mio avviso, a rendere Underground Feelings «universale»: questo vuol dire che ogni ascoltatore può trovarci qualche elemento di interesse senza aver dovuto per forza «passare» per ascolti dark wave anni Ottanta. Io sono un docente di Liceo e ho fatto ascoltare Underground a molti miei studenti che, ovviamente, non hanno per ovvi motivi anagrafici un background alla Joy Division o alla Cure per intenderci: il risultato è stato eccezionale in termini di apprezzamento.

Rock e dark wave convivono in un’unica atmosfera cupa ma liberatoria. Come ha trovato l’equilibrio tra intensità strumentale e vulnerabilità emotiva?

Io sono un grande fautore di belle melodie e di ritornelli potenti: questo è il mio modo di scrivere. Mi piace nei momenti strumentali più forti, come generalmente sono quelli di un ritornello, accostare parole che possono descrivere una vulnerabilità emotiva. Il contrasto che si crea rende il tutto molto suggestivo e affascinante.

Il singolo parla di depressione, caduta e rinascita. Crede che oggi la musica abbia ancora il coraggio di affrontare temi così profondi con sincerità?

Penso di si. Ci sono ancora artisti che scrivono per «urgenza» creativa senza troppo pensare al mercato o ad un target di pubblico. Purtroppo il 99% di quello che passa in radio o in televisione (per citare due media per me ancora paradigmatici) appartiene ad un sistema culturale incentrato sull’ideologia dominante. E l’ideologia dominante è costruita sul «fascismo delle emozioni», come amo definirlo. C’è un’omologazione culturale, sociale e politica spaventosa, tipica del peggior Medioevo. L’assenza di contenuti in questo periodo storico è palese.

Dopo aver custodito il brano per anni, quali nuove direzioni immagina per il suo percorso artistico e produttivo?

Underground Feelings meritava una «seconda possibilità». Ma al momento sono concentrato sulla creazione di nuovi brani che vedranno sempre la collaborazione con Ira e con il mio fidato produttore da oltre venti anni Matteo Gabbianelli, un genio creativo come pochi (tra l’altro è cantante e fondatore dei Kutso). Squadra che vince come si suol dire non si cambia.

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