1. Rodolfo, come descriveresti la tua personalità artistica?
Diretta, istintiva, viscerale. Non riesco a essere costruito. La mia arte nasce sempre da ciò che vivo, da ciò che sento davvero.
2. Nel tuo percorso hai unito danza, musica, teatro. Come convivono queste anime?
Sono parti della stessa persona. Sono nato come ballerino, poi la musica è arrivata come naturale estensione del mio modo di raccontare. Il teatro ha completato il cerchio.
3. Sei stato campione mondiale di danza giovanissimo. Quanto ha influito questo sulla tua formazione?
La disciplina della danza mi ha costruito. A 15 anni ero già campione italiano, poi europeo e mondiale. Quella scuola mi ha dato rigore, energia e presenza scenica.
4. Quando hai capito che la musica sarebbe diventata il tuo secondo grande linguaggio?
Quando ho iniziato a scrivere canzoni per dire quello che la danza non poteva esprimere a parole. La musica è diventata una voce in più.
5. Sanremo ha segnato più volte il tuo cammino. Che ruolo ha avuto nella tua crescita artistica?
È stato un palcoscenico che mi ha messo alla prova. Con Madame nel 1984 e Bella gioventù nel 1985 ho capito cosa significa essere davanti al grande pubblico.
6. Negli anni ti sei sempre reinventato. Da dove nasce questa esigenza?
Dalla curiosità. Non ho mai voluto restare fermo. Ogni fase della mia vita ha chiesto un linguaggio diverso. Reinventarmi è l’unico modo per restare vero.
7. Hai vissuto momenti intensi nel mondo dello spettacolo, anche accanto a grandi nomi. Come ti hanno influenzato?
La cena con De André e l’incontro con i Queen sono stati momenti che ti ricordano cosa significa fare arte fino in fondo. Ti segnano dentro.
8. Qual è la qualità che più ti rappresenta come artista?
La sincerità. Non ho mai scritto o interpretato qualcosa che non sentissi profondamente. Non saprei farlo.
9. Hai sempre avuto il coraggio di mostrarti vulnerabile. Perché?
Perché l’arte non esiste senza verità. La vulnerabilità non è debolezza, è una forma di forza che arriva dritta alla gente.
10. La tua carriera attraversa più di quarant’anni. Cosa ti ha tenuto in movimento?
La passione. Senza quella non avrei superato i momenti difficili né quelli in cui avrei potuto accontentarmi. Io non mi accontento mai.
11. Sei stato anche imprenditore del divertimento e della ristorazione. Cosa ti affascina di questi mondi?
Mi affascina l’idea di creare luoghi dove la gente vive qualcosa, non solo mangia o balla. I miei locali sono sempre stati spazi di emozioni, non attività commerciali.
12. Hai anche aiutato altri artisti a emergere, come Carlo Conti. Perché per te è importante sostenere i talenti?
Perché qualcuno l’ha fatto con me, e perché credo nei talenti veri. Quando vedo una scintilla, mi viene naturale dargli spazio.
13. Guardando indietro, cosa credi abbia definito davvero il tuo percorso?
L’istinto. Ho seguito strade improbabili, ho cambiato direzioni, ho aperto scuole, scritto canzoni, diretto spettacoli. Non ho mai scelto la via più semplice, solo quella più mia.
14. Oggi come ti senti rispetto all’artista che eri negli anni ’80?
Più consapevole, più libero. Gli anni ’80 erano energia pura, oggi c’è profondità. È un’evoluzione naturale, e la abbraccio.
15. Cosa speri che il pubblico colga della tua arte, oltre alle canzoni e allo spettacolo?
Spero colga l’onestà. Ogni progetto, ogni palco, ogni brano nasce da una parte vera della mia vita. Se questa verità arriva, ho fatto bene il mio mestiere.







