C’è un filo rosso che attraversa la musica di Fabrizio Clementi: la capacità di raccontare la realtà senza filtri, con la delicatezza di chi sa trasformare le ferite del mondo in poesia. L’autore torna a farsi sentire con tre brani proposti per il Festival di Sanremo 2026, tre canzoni che toccano corde profonde dell’emotività e della coscienza collettiva.
Il primo, “Bimbi senza eroi”, scritto in collaborazione con Andrea Gioè, è un grido silenzioso dedicato ai bambini della guerra. Quei piccoli che crescono tra bombe e macerie, privati di sogni e di punti di riferimento. Il brano mescola intensità lirica e forza evocativa, ponendo una domanda universale: cosa ne sarà dell’infanzia quando gli eroi non esistono più? Voce e parole che scavano nel dolore ma non rinunciano alla speranza, ricordando che anche nel buio più profondo può sopravvivere una scintilla di umanità.

Con “Nelle case dei vecchi”, firmata insieme a Raffaele Paone, in arte R.A.L.P.H., i due artisti ci portano in un altro universo emotivo: quello della memoria, della solitudine e della dignità. È una canzone che entra nelle stanze del tempo, tra fotografie e voci lontane, per restituire ascolto e rispetto a chi ha vissuto la vita intera e ora osserva il mondo da una finestra.
A chiudere il trittico c’è “Resta qui”, ancora con R.A.L.P.H., un brano intimo e luminoso che parla dell’amore come scelta quotidiana di vita. “Restare” diventa atto di vero amore, gesto di fiducia nel legame sincero uomo-cane, in un’epoca in cui tutto sembra scivolare via.
Tre brani, tre storie. Fabrizio Clementi si conferma un narratore autentico, capace di unire poesia e realtà, emozione e coscienza civile insieme ad Andrea Gioe’ e R.A.L.P.H.
Ora non resta che incrociare le dita e attendere la decisione di Carlo Conti, direttore artistico di Sanremo 2026.
Qualunque sarà il verdetto, è certo che la musica di Clementi continuerà a raccontare ciò che conta davvero: l’essere umano e la sua verità.






