Con «La Galleria del Gruppo» Para trasforma la nostalgia in musica, intrecciando ricordi e amicizia. Il brano è una dedica sincera a quei momenti che ci definiscono, a quelle foto che diventano ponti tra passato e presente. Un pop intimo, sincero, che vibra di emozione autentica.

Quanto conta per te la memoria condivisa e come hai voluto trasmetterla in “La Galleria del Gruppo”?
Per me la memoria condivisa è il collante che tiene insieme un gruppo di amici: ricordi, battute, episodi che ci raccontiamo da anni e che diventano parte della nostra identità collettiva. Con “La Galleria del Gruppo” ho voluto raccontare i momenti precisi che hanno costruito la nostra storia insieme, per fissare quei ricordi e farli diventare qualcosa che resta. Alla fine credo che la forza dell’amicizia stia proprio lì: nel riconoscersi in ricordi comuni che continuano a tenerci vicini, anche quando il tempo passa.
La scrittura per te è sempre stata uno strumento d’espressione: in questo singolo quanto c’è di personale e quanto di universale?
La scrittura nella mia vita rappresenta una val vola di sfogo, un mezzo tramite il quale riesco a liberare tanti pensieri e tante emozioni.
Ne “La Galleria del Gruppo” c’è tanto di personale e autobiografico, come nella maggior parte delle canzoni che scrivo. Sono tutti dettagli che derivano da ciò che mi circonda, da ciò che provo quotidianamente. Mi reputo un ragazzo qualunque, e penso che involontariamente questa canzone descriva in maniera piuttosto generica la vita di molti ragazzi. Ragazzi che, come me, a volte si rifugiano nella galleria del loro gruppo per riaccendere dei ricordi e staccare la testa un momento, da pensieri che li affliggono.
Hai scelto un sound pop con una chiusura rock molto intensa: da dove nasce questa decisione musicale?
Non andrò a mentire. La chiusura della canzone, caratterizzata da sonorità rock e da un assolo di chitarra elettrica, è nata in modo piuttosto casuale. All’inizio, il brano doveva essere lineare per tutta la durata, con una vena piuttosto tranquilla e introspettiva. Quando mi sono trovato in studio con Lori ed Ale, rispettivamente produttore e chitarrista, abbiamo iniziato a giocare sulla parte finale della canzone, con l’idea che dovesse esserci un crescendo nel brano per accentuare lo storytelling. Credo che nella sua casualità, sia stata un’ottima scelta. Arrivare alla fine di una canzone così introspettiva, e sentire un crescendo di suoni e di intensità nella voce, crea un bellissimo contrasto. Come se fosse uno sfogo finale.
Nel brano si percepisce una forte nostalgia: come gestisci questo sentimento nella tua vita e nella tua musica?
La nostalgia credo sia uno dei sentimenti più turbolenti che l’uomo possa provare. A volte è difficile accettare che il tempo passa, e per evitare di accettarlo talvolta rimaniamo bloccati nel passato, attaccandoci a ricordi, bei momenti, che abbiamo vissuto. È sempre stata un’emozione difficile da gestire per me. La provo tutt’ora, ma con una prospettiva completamente diversa da prima. Con il tempo ho imparato a godermi maggiormente il presente, senza pensare al passato, ne tantomeno al futuro.
Ora, quando mi colpisce, cerco di sorridere guardando i momenti che sono stati, con la consapevolezza che non torneranno mai, ma con la spensieratezza di essermeli goduti fino in fondo.
Guardare vecchie foto può diventare una sorta di rituale. Per te che significato ha farlo oggi?
Guardare vecchie foto è un modo per fermarmi e ricordarmi chi ero e quante cose cambiano nel corso del tempo. Non solo per me, ma anche per gli amici che mi circondano. Non è rimpiangere il passato, ma un rituale che mi aiuta a dare un senso al presente: capire quanto certi momenti, anche quelli che allora sembravano banali, siano stati fondamentali per costruire quello che siamo oggi. Rivedere quei volti, quei posti, quelle espressioni mi fa sentire grato e, allo stesso tempo, mi dà la spinta per continuare a raccontare e a vivere nuove storie insieme.
Qual è il messaggio più importante che speri arrivi a chi ascolta questo brano?
Il valore dell’amicizia, che per quanto possa essere banale, troppe volte è abitudine sottovalutare. Con “La Galleria del Gruppo” voglio ricordare quanto siano preziosi i momenti vissuti insieme agli amici, perché sono quelli che ci definiscono davvero.
Spero che chi ascolti questa canzone pensi ai propri amici, a quanto siano importanti e a quanto valga la pena custodire quei legami.