In Fondo, il nuovo album di NavenerA

Foto marco ciuski barberis foto 2 @irenevangelisti


NavenerA è il nuovissimo progetto di Marco “Ciuski” Barberis, attivo sulla scena musicale italiana da oltre 30 anni; è stato batterista in band e progetti come: Ustmamò, Mau Mau, Cristina Donà, La Crus, Feel Good Productions, Mao, Sushi, Madaski, Mallory Switch, Mirsie, Michael McDermott.

Scrive testi e musiche per lo spettacolo teatrale “The Animal Machine” che porta in scena il tema della liberazione animale, replicato con successo in numerosi teatri italiani.

All’inizio del 2023 nasce in Marco l’idea di raccogliere una decina di canzoni, scritte precedentemente, e dargli nuova vita. Nasce così il progetto NavenerA dove Marco, per la prima volta si mette in gioco come cantante.

Lo abbiamo incontrato e ci siamo fatti raccontare come sono andate le cose.

Marco, NavenerA rappresenta un nuovo capitolo della tua carriera musicale. Cosa ti ha spinto a metterti in gioco come cantante per la prima volta?

Nel mio ruolo di batterista ho sempre dato molta importanza alla forma canzone, ai testi e alle parti cantate, e quindi potrei dire che dentro di me la voglia di cantare c’è sempre  stata, ma il vero motivo per cui ho fatto questa scelta è che volevo metterci la faccia e prendermi la responsabilità di essere io in prima persona a comunicare dei messaggi attraverso la musica. Le mie canzoni trattano argomenti che mi stanno a cuore, e sarebbe stato assurdo farle cantare a qualcun altro.

Come è nato il concetto di NavenerA? Hai cercato di raccontare una storia attraverso l’album, oppure è stato più un processo spontaneo di espressione artistica?

E’ stata una specie di illuminazione: quando ho raccolto le canzoni che intendevo inserire nell’album uno dei criteri principali è stato il fattore testi, volevo che ci fosse un filo conduttore e una certa coerenza nei messaggi che volevo dare, quindi in un certo senso le canzoni sono come i capitoli di un unico racconto. Da qui è venuta l’idea di dare più forza alla narrazione usando la forza espressiva del fumetto, un mezzo in più per far vivere i personaggi e le storie contenute nelle canzoni.

L’album mescola diversi generi musicali, c’è un approccio particolare che ti ha guidato nella fusione di queste sonorità?

Nella fase di scrittura, arrangiamento e preproduzione ho scelto di non pormi dei paletti e di seguire principalmente l’istinto lasciando fluire la creatività; questo ha generato un mix di tutto ciò che ho amato come ascoltatore, e di tutte le mie esperienze come musicista. A questo va aggiunto che i musicisti con cui ho collaborato in studio hanno messo la loro attitudine e la loro cifra stilistica al servizio del progetto, ampliando ancora di più il panorama sonoro.

In che modo i tuoi precedenti lavori, come quelli con Ustmamò o Cristina Donà, hanno influenzato il progetto NavenerA? C’è un filo conduttore tra il passato e il presente?

Mi ritengo molto fortunato, se penso agli artisti con cui ho avuto il piacere di lavorare. Da ognuno di loro ho imparato qualcosa, sia a livello di scrittura che a livello di produzione e arrangiamenti. Io non sono un musicista accademico, scrivo in modo molto istintivo, e non sarei in grado di scrivere canzoni se non avessi fatto questo percorso in passato.

L’album parla di libertà, liberazione e ribellione la graphic novel che lo accompagna esplora temi simili. Come è nata la collaborazione con Massimo Blangino che ha realizzato i disegni e come ti sei trovato a tradurre la tua musica in un formato visivo?

Massimo è un carissimo amico fin dai tempi del liceo, e oltre alla passione per il disegno abbiamo condiviso mille avventure musicali; con lui e altri amici, da adolescenti, abbiamo messo su la primissima band con cui abbiamo mosso i primi passi e imparato i primi rudimenti musicali. Il lavoro per la graphic novel è stato molto lungo, io ho scritto una sceneggiatura che lui ha sviluppato in modo molto libero e creativo, mettendoci tutto il suo talento e la sua fantasia.

Guardando al futuro, hai intenzione di continuare a portare avanti NavenerA come un progetto musicale e narrativo, o pensi che possa evolversi in qualcos’altro?

Senza aspettare il futuro, posso dirti che già attualmente, nei concerti dal vivo, lo spettacolo è accompagnato da una videoinstallazione in cui la mano di Massimo si muove sullo schermo, dando vita a disegni ispirati dalla musica, e il tutto è stato montato insieme a materiale video realizzato appositamente. Le immagini sono sincronizzate con la musica e quindi possiamo dire che si tratta di un concerto in cui bisogna tenere ben aperti orecchie e occhi… e anche il cuore.

“In Fondo” suggerisce un viaggio profondo dentro sé stessi. In che modo questo processo di introspezione ti ha cambiato come artista e come persona?

Nelle canzoni del disco ho scelto di aprirmi senza filtri e di mettermi a nudo in modo diretto e sincero; in alcuni casi lavorare sui testi è stato quasi un processo di autoanalisi che mi ha permesso di vedere più chiaro dentro di me. Ho sempre pensato, e di certo non sono il primo a dirlo, che la musica abbia un potere curativo e terapeutico potentissimo, e questo funziona sia quando la musica si ascolta, sia quando la si suona o la si compone. Inoltre, realizzare un progetto impegnativo come questo mi ha permesso di ritrovare la gioia pura e semplice di suonare per il gusto di farlo, e a questo punto del percorso mi ritrovo con una meravigliosa sensazione di gratitudine.