“Banana sattva” è il nuovo singolo dei Monkeys From Space, un brano che fonde ironia e profondità per esplorare la condizione umana in modo distopico, ma con un tocco di leggerezza. La canzone è nata spontaneamente, con un riff di chitarra che ha dato il via a una jam session che ha definito la sua struttura, accompagnata da un testo che invita a guardare oltre l’egoismo collettivo.
Scopriamo in questa intervista come è nato il brano e cosa c’è dietro la sua scrittura e composizione.
Come avete iniziato a costruire la struttura musicale di “Banana sattva”? È nata prima la melodia o il concept narrativo?
Il nostro chitarrista Simone si è presentato un giorno in sala prove con il riff di chitarra della canzone. Senza ragionarci troppo su abbiamo iniziato a jammarci sopra e senza accorgercene in brevissimo tempo la struttura della canzone e venuta fuori da sola. È stato abbastanza facile, come spesso accade con l’approccio sincero e leggero che dal nulla regala cose sorprendenti. Con il testo invece abbiamo voluto raccontare una visione distopica, ma profondamente ironica, della condizione umana. Il messaggio finale è chiaro: se abbiamo distrutto il passato e compromesso il futuro con la nostra condotta egoista e distruttiva, forse è tempo di ascoltare qualcosa di completamente altro. Qualcosa che viene da fuori. Qualcosa “banana sattva”. Perché anche un frutto assurdo e un concetto sanscrito possono essere più saggi delle nostre scelte di egoismo collettivo.
Il ritmo sembra seguire un’onda cosmica: come avete lavorato sulla dinamica tra batteria e basso?
Nei Monkeys non c’è alcuna dinamica tra basso e batteria perchè nei Monkeys basso e batteria sono una cosa sola!
Quanto spazio lasciate all’improvvisazione durante la fase di composizione?
Il più possibile! È importante per noi “connetterci” a un flusso e seguirlo insieme. L’improvvisazione per noi è esattamente questo, un viaggio per nulla casuale ma secondo un ben preciso linguaggio comune. Lo hanno già detto in molti prima di noi: “il tutto è superiore alla somma delle sue parti”. Quando improvvisiamo, e se l’improvvisazione funziona, noi ci sentiamo un tutt’uno.
Nel brano c’è un equilibrio molto particolare tra tensione e ironia: come siete riusciti a tradurlo musicalmente?
Non lo facciamo apposta, ci disegnano così.
Se “Banana sattva” fosse uno strumento musicale, quale sarebbe secondo voi?
Ma Banana Sattva È uno strumento musicale!