Disponibile da venerdì 14 marzo 2025 su tutte le piattaforme digitali (per Gelo Dischi, e in distribuzione Believe Music Italy) il nuovo singolo di Karter, nome d’arte del cantautore polistrumentista Andrea Biolcati Rinaldi che, dopo un lunghissimo periodo di assenza (l’ultima sua pubblicazione: l’oscuro album “L’uomo vola la sua ombra a terra” del 2019), torna finalmente con un brano dal titolo “Odio l’estate“, in collaborazione con Luca Urbani, amico e nome fondante dell’underground musicale.
Un nuovo singolo che arriva a ridosso delle prime giornate di luce, un anticipo di un nuovo disco, un ritorno per Karterrienze vissute nell’adolescenza. Lontano dall’immaginario spensierato che accompagna questa stagione, il brano esplora l’ansia e il senso di oppressione che l’estate può portare, trasformandosi in un riflesso di emozioni personali e profonde. Un nuovo singolo che arriva a ridosso delle prime giornate di luce, un anticipo di un nuovo disco, un ritorno per Karter sulla scena indipendente che, nonostante i social, numeri, algoritmi e le sue dinamiche, non è poi troppo cambiata.
Non potevamo che intervistarlo, interrogandoci su questo suo ritorno a così tanti anni di distanza, ed Andrea è stato in grado di darci qualche delucidazione.
Il tuo ultimo disco risale al 2019, pensi che le cose siano cambiate da quel momento nel tuo modo d’intendere la musica? Forse il COVID ha avuto qualche ruolo in questo?
Le cose nella musica sono cambiate e stanno cambiando indipendentemente dal covid, anche se quest’ultimo devo ammettere che ha spazzato via molte cose belle che stavano emergendo in quel momento. Oggi non saprei darti una definizione precisa della mia visione riguardo la musica, so solo che il mio approccio e il mio modo di farla non sono mai cambiati, semmai evoluti in parallelo al mio percorso di crescita.
Cosa ti ha portato a Ferrara e cosa ti ha spinto a rimanere? Pensi che sia importante vivere in una città come Roma e Milano, quando si ha intenzione di fare musica seriamente?
Mi sono trasferito a Ferrara 25 anni fa perché Milano mi stava soffocando e avevo bisogno di respirare, oggi però sono pronto per ritornarci, il mio obiettivo è quello, non solo per questioni musicali, ma anche personali, ho voglia di riallacciarmi con le origini. Vivere in una grande città come Roma o Milano ti dà più opportunità sicuramente, perché gravitano i fulcri delle realtà artistiche, ma in un mondo interconnesso come quello odierno tutto è possibile ovunque.
Che tipo di rapporto hai oggi con i Bluvertigo? E che cosa ti ha insegnato quell’esperienza in tour con loro?
L’esperienza coi Bluvertigo è stata importante, mi ha permesso di calcare seppur dietro le quinte le scene dei grandi palchi. Sono e rimarranno sempre un pezzo fondamentale nel mio percorso musicale, sarò sempre riconoscente per tutto quello che ho imparato sia a livello tecnico che umano durante quel periodo e con alcuni di loro non ho mai interrotto i contatti.
Come mai hai scelto di chiamarti Karter? È un nome che ti rappresenta ancora, nonostante tutti questi anni? Ti ricordi ancora la prima volta che è stato usato?
Karter nacque come soprannome inventato da Marco, alias Morgan, durante il tour metallo non metallo, per distinguermi da Andy e continua a rappresentarmi.
Ti capita mai di riascoltare i tuoi vecchi pezzi? Impressioni?
Sì, riascolto spesso i pezzi fatti nel passato, alcuni li trovo molto ingenui, frutto dell’età e mi suscitano tenerezza, altri invece li sento così attuali che vorrò in futuro riproporli con nuovi arrangiamenti.