É uscito venerdì 15 marzo 2024 su tutte le piattaforme digitali “Souls“, il nuovo singolo del progetto Monolith Grows!. Il primo capitolo svelato da “Fear Makes You Pale”. É il brano che ha gettato le basi della collaborazione con Carmelo Pipitone, che ne è il produttore artistico, ma anche quello in cui esce l’impronta “pop” della formazione. “Souls” è un percorso emotivo, sfaccettato da vari stati d’animo. É un viaggio di ricerca e redenzione, ed infine una richiesta d’aiuto, con chitarre acustiche ad addolcire la solida struttura delle elettriche, che caratterizzano il brano. La vera protagonista è la voce, un testo intimo e d’impatto per semplicità, ricorrenza e melodia.
Noi abbiamo incontrato Andrea della band, che ci ha raccontato tutto sul progetto, a partire dal nome. Ecco com’è andata!
Partendo proprio dalle basi. Come mai avete deciso di chiamarvi proprio così?
Volevamo un nome che facesse pensare al tempo. Un monolite, come dire, sembra essere immune al tempo e un monolite che cresce è una fantasia che va contro natura, ma che ci spinge, nel nostro piccolo ad andare avanti con il nostro percorso musicale, a crescere.
E se doveste riassumere in poche parole cioè che è successo e sta succedendo prima della pubblicazione del vostro nuovo album “Fear Makes You Pale”, che parole usereste?
È stato un percorso estenuante, formativo, commovente e parlando di futuro, speriamo, fruttuoso.
L’utilizzo della lingua inglese, può essere per un voi un filtro? Ci viene da pensare che i testi in italiano potrebbero essere più efficaci e “violenti” emotivamente?
Se vediamo la parola filtro con un’eccezione positiva, si certo. Tutto ciò che scrivo credo sia molto importante per me, ma al contempo ho sempre la speranza che possa toccare più “caratteri” possibili. Personalmente quello che amo nell’arte e l’interpretazione, la propria opinione. Così come immagino di guardare un’opera di Escher dal altre angolazioni, così spero che chi ascolta e legge i miei testi possa avere una propria scala di Penrose da percorrere.
Perciò credo che la lingua inglese mi sia molto d’aiuto, sia per quello appena spiegato, sia per l’involuzione delle melodie in rapporto al genere musicale.
In Italia c’è ancora spazio per un progetto rock e suonato come il vostro?
La speranza è quella. Credo che nel prossimo futuro, a livello di estetica e forma, e spero anche di musica, si cominceranno ad apprezzare nuovamente le imperfezioni, tipiche dell’ “essere” umano, come antidoto alla noiosa perfezione e ai “non contenuti” vuoti e ripetitivi della musica odierna. Il nostro disco è nato con l’intenzione di essere vero.
Siete attenti alle nuove uscite discografiche? Qualche nome che vi ha colpito?
In questo ultimo periodo sto amando la nuova ondata di rock britannico, Royal Blood, Nothing But Thieves, Idles, Tiger Cub.