Poesia pura che incontrando la musica dona vita ad una magia intima e rivelatrice
“ll Pianto Che Trattengo”, il nuovo singolo di Gipsy Fiorucci, è un meraviglioso connubio tra l’intimismo e l’energia artistica e creativa. Il testo è poesia pura, con uno schema metrico ben strutturato accompagnato da un lessico notevole. Ciò si addice perfettamente all’intento della cantautrice umbra, che si impegna ad evidenziare il bisogno, comune a tutti noi, di dare nome e cognome ai nostri tormenti personali. Solo in tal modo, infatti, riusciremo ad afferrare per la gola i patimenti che bussano alla nostra porta, e talvolta anche in modo molto minaccioso, facendo sgorgare da essi dei grandi punti di forza e rinascendo come l’araba fenice.
Può essere soltanto lodata anche la musica, che con una disinvoltura magistrale unisce, alla tradizione del cantautorato italiano, un ritmo e delle sonorità andanti, orecchiabili ma altresì molto ben elaborate; come d’altronde non poteva non essere, data la valida collaborazione con uno stimato professionista del calibro di Renato Droghetti. Dicasi la stessa cosa per la voce potente, autentica e sincera della nostra meritevole artista: esattamente quel che ci vuole per prenderci, mano nella mano, e accompagnarci in questo viaggio interiore, alla scoperta dei nostri sentimenti e delle nostre qualità più elevate.
Concludendo, Audre Lorde, poetessa, scrittrice e attivista statunitense, nel secolo scorso considerava i nostri sentimenti i nostri percorsi più autentici verso la conoscenza. Detto questo, se Gipsy Fiorucci vanta, finora, numerosi premi e riconoscimenti sia da parte della critica che del pubblico, un lavoro come “Il Pianto Che Trattengo” ha davvero tutte le carte in regola per rendere il biglietto da visita di questa cantautrice, a dir poco promettente, ancor più appetibile agli occhi di tutti gli ascoltatori dotati di sensibilità. Provare per credere.
Di F. Binetti