“Datura”, il nuovo singolo dei Manaus esplora il lato più intimo dell’animo

Manaus

Con “Datura”, i Manaus scelgono di spingersi in una zona profonda e poco illuminata dell’esperienza emotiva, dando voce a un immaginario intimo e perturbante. Il singolo è un viaggio interiore che prende forma in un luogo mentale sospeso, distante dalla realtà quotidiana, dove le ombre del passato continuano a esistere e a trasformarsi. Non c’è fuga, né rimozione: c’è piuttosto un lento processo di attraversamento, di ascolto e di metabolizzazione di ciò che siamo stati.

“Datura” diventa così uno spazio in cui le emozioni non si dissolvono, ma si stratificano, riemergendo ogni volta che si ha il coraggio di varcarne la soglia. Musicalmente, il brano alterna dilatazioni e improvvise compressioni sonore, restituendo la natura instabile della memoria e delle sensazioni che essa porta con sé. Nulla è completamente definito, tutto resta fluido, come se la musica seguisse il movimento irregolare dei ricordi.

In questa intervista per Diffusioni Musicali, i Manaus raccontano il rapporto con il proprio mondo interiore, il dialogo con le ombre della memoria e il significato più profondo di un crepuscolo personale in cui la realtà si fa elastica e permeabile. Un confronto sincero che accompagna l’ascoltatore dentro la dimensione più autentica e vulnerabile del progetto.

In “Datura” parlate di un luogo interno dove le emozioni non svaniscono mai. Come lo descrivereste a chi non ha il coraggio di entrarci?
Ognuno ha il proprio modo di entrare in contatto con se stesso, di vivere il proprio spazio e familiarizzare con le proprie emozioni. C’è chi cerca la solitudine per riuscire ad autoanalizzarsi, c’è chi cerca di sintonizzarsi con un flusso, con le vibrazioni che arrivano da chissà dove.
Ciò che pensiamo sia importante è coltivare questo tipo di esperienza.

Le “ombre” dei ricordi che citate sembrano quasi entità vive. Avete mai percepito la sensazione di dialogarci?
A volte i ricordi sono molto vividi, altre astratti, fuggevoli. A volte si rivive solo la sensazione che un qualche tipo di esperienza si lascia dietro e bisogna cercarla tra la nebbia. Più che dialogarci la sensazione è quella di lasciarsi trasportare e vedere dove si va a finire.

Il brano alterna momenti dilatati e improvvise strettoie sonore: come avete tradotto il concetto di memoria evanescente in dinamica musicale?
In genere la scrittura di un pezzo, per quanto ci riguarda, non è del tutto razionalizzata in una qualche forma canzone. Quello che si cerca di fare è focalizzarsi su una sensazione e cercare di tradurla in musica, si suona fino a che ciò che sentiamo con le orecchie non traduce ciò che proviamo. Datura con il suo alternarsi di dinamiche racconta questo mondo interiore.

Quanto è difficile riconoscere quali ricordi meritano di essere conservati e quali invece avvelenano?
Forse non abbiamo potere decisionale su questo, Non ci interessa sopprimere ricordi, emozioni scomode. Quello che cerchiamo di fare come dicevamo sopra è descrivere al meglio il nostro mondo interiore, ciò che sentiamo, senza scremature, nudo e puro come viene.

“Datura” è un fiore crepuscolare: qual è il vostro crepuscolo personale?
Sono spazi temporali in cui la “realtà” diventa più elastica, fluida, momenti di rottura.
Penso somigli a quello che qualcun altro identificò come “concetto spaziale”.