
Con “M1”, Rocco Giordano firma uno dei suoi brani più intensi e viscerali. Un pezzo nato in solitudine a Berlino, dove l’artista ha trasformato il silenzio in suono, il dolore in chitarra, l’assenza in una voce elettrica che vibra tra le influenze di David Gilmour e l’urgenza di raccontare. Il titolo è un omaggio a una figura femminile che ha lasciato il segno, la “M” che ha accompagnato ogni nota, e che diventa il cuore emotivo di un brano registrato in due take, senza filtri né finzioni. “M1” è un blues psichedelico che mescola intimità e denuncia, sogno e incubo, attraverso un sound profondo e stratificato. Accanto a Giordano, nomi come Massimo Morici, Paolo Sciamanna e Matteo Dellabella, in un processo creativo lucido, autentico, senza l’uso di alcuna sostanza, per riportare al centro l’emozione nuda. Il videoclip, diretto da Nicolò Piccioni e in fase di finalizzazione, affronta con coraggio i temi della dipendenza da eroina e della guerra, accostati per sottolineare la brutalità condivisa di due devastazioni: una personale, l’altra collettiva. Le immagini, rielaborate tramite IA, evocano un’allucinazione lucida, disturbante, capace di scuotere anche gli spettatori più assuefatti. “M1” non è solo un singolo: è un viaggio nel dolore, un grido lucido, un invito a non voltarsi dall’altra parte. Perché la musica, quando è vera, può ancora scuotere le coscienze.







