Soke pubblica “Solo Guai”: l’urgenza emotiva della nuova generazione urban

La scena urban italiana si arricchisce di un nuovo capitolo introspettivo con l’uscita di “Solo Guai”, il nuovo singolo di Soke, giovane artista classe 2004 che continua a distinguersi per autenticità e profondità narrativa. Dopo brani come “Gotica”, “Iene” e “Sono serio”, Soke torna con un progetto che conferma la sua volontà di dare voce alla parte più fragile e silenziosa della sua generazione.

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Una confessione cruda, senza sovrastrutture

“Solo Guai” è un brano che suona come una pagina di diario letta a microfono acceso. Non c’è euforia né desiderio di apparire: c’è una sincerità ruvida, vissuta, che trasforma la vulnerabilità in forza creativa.
Soke racconta conflitti interiori, paure e dubbi, senza nascondersi dietro pose o slogan. È il ritratto di chi cresce affrontando incertezze, senza perdere il contatto con la realtà emotiva che lo attraversa.

Produzione minimale, emozione al centro

Alla produzione troviamo Henz, che firma anche mix e master. La scelta è chiara: lasciare spazio alle parole e all’intensità vocale.
La base è essenziale, pulita, costruita su atmosfere sospese e dettagli sonori delicati che rendono il brano intimo ma incisivo. Nessun eccesso, nessun virtuosismo forzato — solo il necessario per accompagnare una narrazione che vuole respirare.

Un immaginario visivo che segue il cuore del progetto

Il videoclip, diretto da Jacopo Frasconi, completa la visione con un linguaggio visivo sobrio e diretto. Nessuna teatralità: solo immagini sincere, coerenti con la natura del brano. La fotografia curata da Alessandro Maria Boccolacci rafforza questo senso di autenticità e vulnerabilità.

Soke e la nuova sincerità dell’urban italiano

Con “Solo Guai”, Soke conferma di essere una delle voci più interessanti della nuova scena. La sua forza non è nella ricerca della hit immediata, ma nella capacità di trasformare emozioni vere in musica che tocca, che resta.

In un panorama sempre più diviso tra hype e introspezione, Soke sceglie di raccontare l’essere umano prima dell’artista.
E lo fa con una maturità sorprendente.