Intervista a Derri – Singolo “Michelle”

Con il nuovo singolo Michelle, Derri conferma il suo percorso di artista indipendente, capace di fondere leggerezza e introspezione in un pop dal respiro personale e curato. Ma non aspettatevi un’intervista “soft”: le domande che seguono sono volutamente pungenti, progettate per mettere alla prova l’artista su scelte creative, visione del progetto e gestione della propria carriera. Eppure, Derri non si è tirato indietro: risponde con lucidità, ironia e una schiettezza che rende ogni frase una piccola lezione di come si costruisce un progetto musicale in autonomia.

Tra riflessioni sul songwriting, il ruolo dell’indipendenza e il rapporto con la visibilità al di fuori della musica, Derri ci accompagna dietro le quinte del suo mondo creativo, rivelando quanto lavoro, responsabilità e passione ci siano dietro ogni singolo brano. “Michelle” non è solo una canzone: è il manifesto di un artista che tiene saldo il timone del proprio percorso, tra sogni futuri e scelte quotidiane, senza mai perdere la propria voce autentica.

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Nel brano Michelle emerge un equilibrio tra leggerezza e introspezione, ma sembra che la tua attenzione sia quasi totalmente rivolta alla musica e al songwriting. Pensi che questo focus esclusivo sulla musica sia una scelta consapevole o semplicemente il tuo modo naturale di creare?

Forse non è molto consapevole perché sinceramente credo di fare molte altre cose oltre alla musica per il progetto. Se si vede la musica in primo piano può sembrare che non faccia null’altro ma oltre ad essere autore, compositore e cantante, sono il project manager, il regista dei video, il content creator e anche quello che risponde alle interviste. La maggior parte dei soldi con cui il progetto si sostenta sono soldi che guadagno con il mio altro lavoro, quindi in teoria sono anche produttore esecutivo. Per il resto, nei contenuti parlo spesso di altro: quando presento una canzone parlo della canzone. Capisco possa sembrare che sia focalizzato solo su quello, se guardiamo solo il prodotto del progetto. Da indipendente, in realtà, mi tocca fare molto altro “dietro le quinte” e mi amareggia che non si veda, anche se non me lo aspetto.

Il progetto Derri nasce e cresce tra Monza e Milano, con un’evoluzione dal rock DIY a un pop più personale. Oggi sembra che tu non ti occupi molto di altri aspetti del progetto al di fuori della musica (immagine, storytelling, contenuti extra). Come vivi questa concentrazione quasi totale sul suono e sulla scrittura?

La vivo bene anche se mi sembra di fare già troppe cose, in verità. Come dicevo prima (e come viene ribadito dalla domanda) una canzone non ha solo la musica e il testo: c’è l’immagine (che va organizzata operativamente chiamando i fotografi, facendo le moodboard, affittando i posti, le props ecc), i contenuti vanno ideati, creati, montati professionalmente e mi occupo di tutto io. Non direi che ho il focus su suono e scrittura, anzi. Mi piacerebbe poterlo fare ma, ripeto, da indipendente mi tocca fare il diavolo a quattro.

La tua musica è spesso definita “cantautorato mascherato da pop ballabile”. In un’epoca in cui molti artisti cercano di raccontarsi anche fuori dal palco o dai brani, tu sembri mantenere la musica come centro unico. È una scelta stilistica o qualcosa che ti viene naturale?

Se il raccontarsi fuori vuol dire fare lo streamer o il tiktoker allora è una scelta consapevole. Per il resto direi di starmi raccontando fuori dal palco in diversi momenti, compreso questo. Vorrei farlo anche più di così ma per ora non mi invitano a podcast o altro (o forse sì…)

Guardando al futuro e ai tuoi prossimi progetti, pensi di esplorare anche altre forme espressive (video, arte visiva, collaborazioni cross‑disciplinari) o ritieni che il fulcro rimarrà sempre e solo la musica?

Se qualcuno mi chiama per altro e la proposta è sensata e di valore ci sono sempre. Unire le arti è qualcosa di positivo e che mi piacerebbe fare di più. Ho il sogno di fare un film un giorno, che sia inerente al progetto oppure no. Mi piacerebbe scrivere anche un libro (non sulla musica), alle volte scrivo dei brevi racconti per divertimento. Il mio preferito parla di un corriere che incontra un malgaro in montagna che ha sviluppato un formaggio che conferisce dei poteri. Chissà…

In un panorama musicale dove molti cantautori e artisti si espandono in vari ambiti creativi, tu sembri ancora radicato esclusivamente nel tuo sound. Quanto pensi che questo approccio possa essere un vantaggio o un limite per la tua carriera?

Per il momento è un vantaggio: è un momento in cui mi sono dovuto connettere agli aspetti di identità dell’opera. I limiti che mi do non sono limiti che mi do ma limiti che ho al netto del fatto che il progetto deve ancora affermarsi. Quando le cose saranno più facili e collaudate, avrò tempo anche di fare qualcosa di diverso, premesso che sono sempre aperto ad ascoltare proposte di collaborazione.

https://www.instagram.com/derri.wav