Tokyo e il vuoto urbano dei BEIK | INTERVISTA

Con “Tokyo” i BEIK intrecciano atmosfere cupe, city pop giapponese e chitarre tribali, trasformando il caos della metropoli in metafora esistenziale. L’intervista rivela le radici del brano, il processo creativo e il senso di smarrimento che si trasforma in musica corale e potente.

Qual è stato il processo creativo che vi ha portato a ridare nuova vita a “Tokyo” dopo tanti anni?

Il processo creativo di Tokyo parte innanzitutto dall’atmosfera: i toni cupi della strofa ricreano un ambiente in stile Blade Runner, con i suoi origami e le sue suggestioni.

La frase che chiude il ritornello – “Tra una bomba e l’ultima alba del mondo” – viene enfatizzata da un’esplosione di chitarra e da un  synth  che  richiama  il  City Pop giapponese.

Infine, per rafforzare il legame tra voce e musica. abbiamo inserito dei tamburi tribali, che sostengono il testo e danno maggiore spinta all’arrangiamento. (- Waiban)

Nel  testo  emergono  immagini  legate  al caos  urbano  e  al  vuoto  esistenziale: quanto sentite che queste sensazioni appartengono anche alla vostra esperienza personale?

Succede spessissimo. Quando passeggio nel bosco, quando sono in sala prove con la Band, a pranzo la domenica con i miei cari o una birretta in un bar tranquillo della mia provincia con un amico sento di avere tutto.

Ma quando  mi trovo in una grande discoteca,  in  un  centro  commerciale affollato o immerso  nel       caos di una metropoli, tra il continuo viavai di persone, è proprio lì che percepisco intorno a me solo il vuoto. Non a caso sono ambienti che evito ogni volta che posso. (Naeco)

La vostra scrittura mescola riferimenti culturali diversi, dalla poesia all’arte contemporanea.  Qual  è  stata  la  sfida maggiore  nel  mantenere  equilibrio  tra tutte queste influenze?

La presenza di riferimenti culturali diversi è la componente identitaria del progetto. Abbiamo tre mondi diversi dove in un salotto puoi tranquillamente trovare Duchamp che parla con Walter white e gioca a scacchi con Berlinguer. (Barry)

Guardando al futuro, come immaginate l’evoluzione sonora della band dopo questo singolo?

In realtà questo singolo è solo la F di futuro. Avevamo bisogno di ristabilire il punto preciso dove iniziare a spingere poi tutto quello che abbiamo creato e abbiamo deciso di farlo da Tokyo. (Barry)

Il pubblico dal vivo è sempre stato centrale  per  voi:  come  pensate  che “Tokyo”    cambierà  l’energia  dei  vostri concerti?

‘Tokyo’ per noi è una certezza per quanto riguarda i live: il pubblico percepisce quanto questo pezzo sia importante per noi e si scatena insieme a noi al momento dell’ingresso dei tamburi.

L’energia e l’interazione con il pubblico sono fondamentali per noi e Tokyo sancisce una sorta di patto tra noi sul palco e chi ci ascolta. (Waiban)

Se doveste riassumere in una frase il messaggio più nascosto del brano, quale sarebbe?

Il messaggio più nascosto di Tokyo è la chiusura del ritornello “tra una bomba e l’ultima alba del mondo” questo brano è stato scritto diversi anni fa e oggi Immergersi in questo stato d’animo ha in un  certo senso una sua connotazione ingenuamente profetica. (Barry)

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