Con il singolo “Cloudy Sun”, Low Rizz intreccia melodie soul e atmosfere R&B per raccontare un frammento di vita reale, fatto di introspezione, relazioni complesse e bisogno di identità artistica. Nell’intervista emergono vulnerabilità, indipendenza creativa e il desiderio di distinguersi senza inseguire mode o stereotipi.

Nel brano “Cloudy Sun” emergono chiaramente disillusione e riscatto. Che tipo di percorso personale ti ha portato a scrivere questo pezzo?
Sono stato poco più di un anno in una relazione con una ragazza che prendeva antidepressivi, per cui diciamo che le giornate che passavano assieme erano molto “particolari”, il suo mood cambiava ogni giorno in cui la vedevo ma per un po’ sono riuscito a trovare una quadra, una connessione tra tutte le diverse personalità che assumeva. A rompere l’equilibrio è stata la sua versione viziata e pretendente, che ci ha allontanato sempre di più nei mesi. Per cui da quel momento mi sono svegliato dal sogno, se così si può chiamare, e mi sono veramente reso conto di cosa stavo facendo per cercare di far funzionare qualcosa che sarebbe andato per distruggersi già dal principio.
Il testo sembra una confessione intima. Quanto è difficile esporsi emotivamente in musica?
Solitamente metto nei testi tutto ciò che non dico a nessuno, e purtroppo o per fortuna molto spesso sono le mie emozioni, la musica è il mio unico canale, se hai davvero una passione è proprio lì che devi far uscire tutta la tua emozione.
Hai collaborato in passato con artisti importanti. Come ha influenzato queste esperienze il tuo modo di scrivere e comporre per te stesso?
Diciamo che grazie a quel giro ho capito cosa piace alla gente per cui ho imparato ad apprezzare molti più generi di quanto lo facessi già prima, generi che non avrei pensato di cominciare ad ascoltare e in seguito anche a produrre, ma non mi rispecchio per niente negli artisti della scena attuale (di quella italiana). Quelle poche esperienze mi sono servite anche per capire certe dinamiche dell’industria che non conoscevo e che in un certo senso avrei preferito non conoscere, tuttavia mi ritrovo spesso a inserire ciò che ho sentito e vissuto in questo mondo, nei miei testi.
Il sound mescola soul e R&B. Cosa ti ha ispirato musicalmente nella produzione di questo singolo?
Ho da sempre ascoltato Soul e R&B, posso veramente dire che sono i generi che hanno riempito i pomeriggi della mia infanzia, sono gli elementi essenziali del mio background. Il mix di generi nella canzone è venuto da sé, le drums e le vocals hanno un suono più fresco e attuale che hanno fatto in modo di far sembrare un pezzo di fatto Soul, molto trap, soprattutto nell’outro ovviamente, con il classico stampo.
C’è un momento preciso in cui hai capito che “Cloudy Sun” sarebbe stato il brano più rappresentativo dell’album?
È il pezzo che ancora non mi stanca a sentirlo, è come se mi facesse sempre tornare al periodo che ho descritto, non tanto per il testo, ma per il sound.
Quanto contano per te i messaggi nascosti nei testi? Cerchi sempre un secondo livello di lettura o lasci che sia l’ascoltatore a scoprirli?
Scrivo molto di getto, proprio perché per me la cosa più bella di un testo è creare la propria visione. Mi piace pensare che ogni mia frase possa venire letta con tanti diversi significati.