Dal 26 settembre 2025 è in rotazione radiofonica “Grey Horse’s Standpoint”, il nuovo singolo di Simone Sello disponibile sulle piattaforme digitali di streaming dal 12 settembre e che anticipa il nuovo album.
Conosciamolo meglio!
Come nasce la tua passione per la tua musica e come è nata la decisione di trasferirti negli USA? Pensi di tornare in Italia?
La mia passione per la musica nasce presto, a circa 10 anni, con il violino e con la chitarra, che è diventata il mio strumento principale. In Italia ho iniziato a lavorare professionalmente, collaborando con artisti italiani e internazionali (specialmente nell’orchestra del festival di Sanremo), ma a un certo punto ho sentito il bisogno di allargare i miei orizzonti creativi e professionali. Per questo mi sono trasferito a Los Angeles: volevo confrontarmi con un ambiente musicale più vasto, multiculturale e stimolante. L’Italia rimane una parte fondamentale di me, e ci torno spesso, anche per lavoro, ma oggi la mia base operativa è qui negli Stati Uniti.
Quale tra le tue innumerevoli collaborazioni è stata maggiormente significativa?
Ne ho avute tante, ognuna diversa e formativa. Se devo citarne alcune, direi che suonare a Sanremo con artisti del calibro di Ray Charles o George Benson è stato indimenticabile.
Dai live con Bobby Solo e quelli con Tullio de Piscopo ho imparato come “accorciare i tempi di reazione” nel jazz e nel rock tradizionale, rispettivamente.
Collaborare con Billy Sheehan mi ha aperto prospettive sul rock internazionale, mentre con Disney ho potuto esplorare un mondo completamente diverso, lavorando a progetti come Hannah Montana o High School Musical.
Con Vasco Rossi poi, è una master class continua di comunicazione nella forma-canzone!…
Ognuna di queste esperienze ha lasciato un segno nel mio percorso, ma forse la cosa più significativa è proprio la varietà dei mondi musicali che ho attraversato.
Raccontaci del tuo singolo “Grey Horse’s Standpoint”
È un brano ispirato da immagini visionarie, che porta con sé il sapore dei grandi spazi dei western, ma con un tocco surreale e fantascientifico.
È basato quindi su un approccio di feedback “sinestetico” tra musica ed immagini, in cui il tema, affidato al fischio di Alessandro Alessandroni Jr, omaggia il sound di alcune colonne sonore di Ennio Morricone.
Il brano però contiene anche degli elementi di produzione elettronici e psichedelici, che spostano l’attenzione verso spazi ancora più grandi, come da videoclip.
Quali sono le caratteristiche musicali che ti rendono unico e riconoscibili dagli ascoltatori?
Credo che sia la combinazione di diversi mondi sonori: la mia formazione inizia con la musica classica ma passa attraverso il jazz, il rock, il pop e la musica elettronica.
Mi piace creare paesaggi sonori che abbiano un’impronta cinematica e a tratti sperimentale, ma dove la melodia di solito è ben definita, e spesso affidata alla chitarra, il mio strumento.
Lavoro molto con atmosfere evocative, cercando sempre di raccontare una storia attraverso la musica. Questo mix di sensibilità melodica e ricerca penso sia ciò che mi rende riconoscibile.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Sto terminando il mio nuovo album Paparazzi, Izakayas and Cowboys, pubblicandolo singolo dopo singolo, con uscita prevista per metà dicembre. Parallelamente sto rifinendo la performance multimediale che appunto unisce la musica dal vivo e i video originali in una sorta di viaggio audiovisivo.
Oltre ovviamente a brani presi da Paparazzi, Izakayas and Cowboys, il set comprende anche l’esecuzione completa del mio progetto precedente The Storyteller’s Project, anch’esso basato su musica e video.
E poi c’è anche la ricerca tecnologica: sto sviluppando degli hardware innovativi per chitarra elettrica, insieme a Sondelli Guitars e Spektratone, marchi con cuore italiano e approccio americano, ma basati a Tokyo!
In generale, il mio obiettivo è continuare a esplorare nuovi linguaggi, mescolando musica, immagini e tecnologia, sempre con la curiosità di unire tradizione e futuro.







