Gli Origami tornano con il loro nuovo singolo, un brano che mescola energia e introspezione, esplorando le pressioni della vita moderna e la salute mentale. Con testi schietti e melodie che alternano momenti incalzanti a aperture malinconiche, la band invita l’ascoltatore a riflettere, rallentare e prendersi cura di sé in un mondo che sembra correre sempre troppo veloce.

Diciamo che nel vostro brano emerge con forza un tema delicato come la salute mentale. Come è nata l’esigenza di affrontarlo?
Sentivamo la necessità di affrontare una serie di temi che in un certo qual modo riguardano tutti, e il tema della salute mentale è nato proprio dalla necessità di voler condividere un pensiero legato a una problematica tangibile. Spesso chi ha difficoltà non sempre viene aiutato, o non sempre ha uno stipendio adeguato per potersi permettere un percorso terapeutico. Generalmente questo va di pari passo con l’aumento dei dati statistici che riguardano giovani che manifestano problematiche legate a ansia, depressione, stress — e tutto quello che deriva da un sistema che non si ferma mai e che ti chiede ogni giorno di accelerare sempre di più, senza mai concederti di rallentare e soffermarti sul tuo benessere.
Nella musica come nella società oggi, tutto deve essere veloce, immediato. Come vedete questo fenomeno e come lo vivete voi come artisti?
Crediamo che il risultato delle pressioni e del cambiamento repentino delle richieste sociali stia favorendo situazioni di stress, ma allo stesso tempo, in ambito musicale, sta creando un effetto estremamente negativo: tutto deve essere veloce ed estremamente immediato. Di conseguenza tutto si riduce a un prodotto superficiale che lascia un senso di vuoto e ineguatezza negli artisti odierni.
Rispetto ai vostri lavori precedenti, in cosa “Vivere” si differenzia? Quali scelte stilistiche avete voluto mettere in evidenza?
Volevamo qualcosa che spingesse, che fosse incalzante, ma a differenza dei brani precedenti abbiamo pensato di inserire anche un tono malinconico, che invitasse a riflettere oltre a generare un senso di rancore. Per questo motivo abbiamo risolto il riff nelle strofe alternandolo alle aperture melodiche che si avvertono nei finali di strofa.
Avete mai timore di essere fraintesi quando trattate temi delicati o emotivi? Qual è il vostro approccio per restare coerenti con il vostro messaggio?
Non ci siamo mai dati un freno nel trattare certi argomenti; siamo sempre stati molto coesi nel nostro modo di vedere le cose. Il timore di essere fraintesi lo abbiamo trasformato in un impegno più grande: cerchiamo di essere il più chiari possibile. In questo percorso ci ha aiutato il nostro produttore Divi.
Qual è l’invito che volete lanciare alle persone che ascolteranno questo brano? Cosa sperate che resti?
L’invito che speriamo di aver lanciato è quello di rallentare quando la giostra inizia ad andare troppo veloce. Fermarsi ogni tanto e chiedere aiuto è la prima cosa da fare per iniziare a stare bene con noi stessi.







