Sembra tutto un viaggio compatto, privo di spigoli, fluttuante. Luci e suoni si amalgamano senza soluzione di continuità. Il potere visivo dei loro video è totalizzante. Quello dei NoIndex sembra essere un progetto come pochi se ne vedono, dove tutto viene curato da attenzione artigiana, con macchine digitali e suono suonato. Sono Francesco Paolo Somma (voce, autore dei testi e compositore) e Cris Pellecchia (bassista, compositore e arrangiatore dei brani). Al progetto collabora Gianfranco Balzano in qualità di live producer e sound engineer. Andate al canale YouTube per guardare… andate in rete per ascoltare questo “3024”, un concept album che pone al centro della narrazione un futuro distopico, una società priva di emozioni. Dove il pop d’autore diviene rock dentro ricami che quasi mi lasciano intravedere strade shoegaze metalliche e sospese… è tutto come fosse ovattato. Tutto molto interessante…

Le immagini generate con l’AI diventano parte integrante del vostro mondo: credete che l’intelligenza artificiale possa essere complice o nemica nella difesa dell’umanità?
Penso che qualsiasi mezzo, in quanto tale, dipende da come lo usi. Un martello puoi utilizzarlo per costruire una casa o per distruggerla. Sono sicuro che l’intelligenza artificiale possa giocare un ruolo di complice dell’umanità. Il nostro messaggio è “impariamo a difenderci da chi la utilizza per scopi distruttivi”.
Nei laboratori di Ataraxia, persino l’amore diventa un errore di sistema. Quanto è rischioso, oggi, permettersi di provare emozioni autentiche?
Non ritengo sia rischioso provarle, ritengo che sia diventato più difficile provarle in quanto spesso siamo vittime delle nostre chiusure. Tendiamo a fidarci meno degli altri e ciò genera l’incapacità di esprimerci a pieno. Non ci sentiamo al sicuro.
C’è una scena, un momento, un dettaglio del videoclip di “Invisibili” che, più di tutto, vi rappresenta come artisti?
Sicuramente il finale del video perché rispecchia a pieno la necessità di “risveglio” che sentiamo vivere ogni giorno in noi e nella nostra musica. Non spoilero il dettaglio però, guardate il video fino alla fine.
Il vostro live è descritto come un’esperienza multisensoriale: quanto è importante per voi che chi vi ascolta si senta dentro, e non solo davanti, alla vostra musica?
È fondamentale per noi che il nostro pubblico sia pienamente immerso all’interno di una realtà, fatta non solo di musica ma anche di suoni, voci e visioni. A nostro avviso solo questo coinvolgimento può garantire un’esperienza degna di essere portata “a casa”, rivivendola nei ricordi di ciò che il nostro spettatore ha provato e nelle immagini di “dov’è stato catapultato”.
Guardando il mondo che raccontate nei vostri brani, c’è qualcosa che salvate? Un piccolo miracolo umano che secondo voi resiste ancora?
Il miracolo umano è l’istinto di sopravvivenza, quella scintilla che, in condizioni estreme, ti spinge a lanciare il cuore oltre l’ostacolo e a superare qualsiasi complessità. Profondamente interconnesso con questo miracolo ce n’è un altro, ossia l’amore, inteso in tutte le sue forme. Queste sono le 2 potentissime armi che nella nostra vita ci hanno consentito di diventare quello che siamo e queste probabilmente sono le uniche variabili che ci distingueranno sempre dalle “macchine”.






