La Generazione Z si disinnamora dell’innamoramento: Ruggero Ricci lo canta in “Romantico”

La Generazione Z si disinnamora dell’innamoramento: amori fast-fashion, rapporti archiviati come chat e dating app che sostituiscono i biglietti del treno e le cartoline stropicciate. Da questo spaccato di attualità nasce “Romantico” (Snow Records/ADA Music/Warner Music Italy), il nuovo singolo di Ruggero Ricci, che trasforma la parola più classica dell’amore in una riflessione pungente sulle relazioni usa e getta dell’era digitale.

In questo scenario, l’innamoramento smette di essere un’esperienza lenta, fatta di attesa e di scoperte, per ridursi a un algoritmo: un like che chiama un altro like, un match che dura finché non arriva un’alternativa apparentemente migliore. È la fotografia di una generazione che scorre l’amore come se fosse un feed, abituata a sostituire con un click ciò che un tempo aveva il valore di un incontro reale.

Secondo gli ultimi dati Censis (2024), il 17,8 % dei giovani tra i 18 e i 34 anni dichiara di preferire la conoscenza di potenziali partner online. Relazioni che spesso si consumano in fretta, non tanto per mancanza di opportunità, quanto per la difficoltà — o forse la scarsa volontà — di coltivarle con costanza. È il segno di un coinvolgimento che sboccia in fretta e altrettanto velocemente si interrompe, lasciando spazio a una domanda: che significato ha, oggi, la parola “romantico”? Un termine che nasce nel Medioevo dal “romanzo”, il racconto popolare in lingua volgare, e che nel Settecento diventa bandiera del Romanticismo come espressione di interiorità, del sentire individuale e della libertà creativa. Oggi quella stessa parola è ridotta a hashtag o filtri social. Ruggero Ricci la sceglie come titolo per ribaltarne il senso: “Romantico” diventa un contrappunto ironico, riportando il termine al centro di un dibattito culturale che va oltre la musica.

Nell’epoca del consumismo relazionale, l’artista guida l’ascoltatore in un carosello di emozioni altalenanti, sottolineando che l’indipendenza relazionale è un cult in mezzo a storie a intermittenza destinate a durare quanto un video su TikTok.

«“Romantico” – dichiara – è la descrizione ironica di un rapporto diventato fast-fashion: lo indossi due volte e lo rivendi su Vinted a 3€. Oggi sembra normale archiviare una persona come si fa con una chat su WhatsApp o sostituire un sentimento con un match. La realtà è che senza profondità restiamo vuoti e forse quel “meglio per noi” non è un nuovo match ma qualcuno che voglia restare davvero senza “ghostare”.»

Se le relazioni oggi si consumano come notifiche, anche la musica deve trovare un codice in grado di raccontare la velocità con cui iniziano e terminano. Per Ricci, quel codice è chiaro: “Romantico”, segna infatti un ritorno all’indie, un linguaggio che sembrava essersi dissolto sotto il predominio della trap e del pop da classifica. Il cantautore lughese lo rilegge con innesti elettronici e un beat uptempo, portandolo fuori dalla nicchia e restituendogli il ruolo di specchio del presente. Un’estetica spesso associata alla nostalgia, che qui invece diventa strumento per raccontare la contemporaneità con franchezza. Per Ricci, l’indie non è un genere, ma un modo di stare dentro la musica: imperfetto, diretto, capace di tradurre in suono i piccoli paradossi quotidiani. È la scelta di chi preferisce un linguaggio sincero accanto alle forme più mainstream del pop, e di chi vede nella musica non un esercizio di stile, ma un terreno dove far fiorire verità, anche scomode.

Ruggero ricci romantico cover

E se la musica è il riflesso del presente, anche le nostre vite finiscono per assomigliare a uno stream infinito: con l’estate ormai conclusa, il rientro alla routine appare come un loop tossico, una playlist che non possiamo skippare. Le nostre gallerie sono un Prime Day al contrario: consegna immediata di ciò che non avremo fino al prossimo anno. Un meccanismo che ci lascia sempre in rincorsa, come se ogni conquista fosse destinata a svanire all’istante; un’immagine che racconta bene la nostra contemporaneità: tutto arriva in fretta, ma dura solo fino al prossimo inseguimento. Da qui, le domande:

Siamo arrivati al punto in cui basta un reset per cancellare le persone?
È ancora consuetudine pensare che la sensibilità sia sinonimo di debolezza, nonostante le battaglie per i diritti e la crescente attenzione al tema della salute mentale?

Quesiti che trovano una risposta paradossale proprio nelle dinamiche dell’innamoramento, che è forse la prima sostanza tossica che assumiamo senza rendercene conto: non ci innamoriamo tanto di una persona, quanto dell’idea che costruiamo di lei attraverso i social. È uno show tragicomico in cui il sentimento sincero lascia spazio all’idealizzazione digitale. Una distorsione che lo stesso artista racconta così:

«In quest’epoca, le dinamiche dell’innamoramento sono rappresentate dalla sterilità di un numero di messaggi nei DM. Lo schema del “ti metto un like e tu lo ricambi” non ha minimamente a che vedere con un incontro dal vivo e questo genera castelli e aspettative che nella maggior parte dei casi vengono traditi. E quindi se poi non va bene quel “date” avrò il piano B, C, ecc. e forse è per questo che le nuove generazioni si annoiano e si “disinnamorano dell’innamoramento.»

Continuando a vivere i rapporti in “modalità aereo”, diveniamo spettatori delle nostre stesse vite, sempre in cerca di qualcosa di meglio che fatica ad arrivare. Confondere sintonia e intimità con rapidità e velocità fa sì che non appena lo spiraglio di una relazione stabile si affaccia, ci si spaventa e si fugge per la paura di una ferita da dover disinfettare… Ma il cuore non è un feed: non possiamo fare swipe sulle ferite, né silenziare i ricordi come una notifica. Un’osservazione che porta Ricci a concludere:

«Stare bene e condividere la propria vita con una persona è diventato l’eccezione, il volerci essere per l’altro viene interpretato quasi come qualcosa di anomalo o oppressivo, eppure se si impiegasse un po’ di tempo per conoscere davvero qualcuno, si capirebbe davvero l’importanza dei rapporti tra persone oltre gli schermi.»

“Romantico” è un invito a fermarsi e a chiedersi: se non contano più le mani intrecciate, le farfalle nello stomaco, i km percorsi e le notti a ridere e piangere insieme… allora cosa conta davvero?