Un brano nato dodici anni fa e oggi attualissimo: «Roma di notte» racconta la città eterna tra luci e ombre, trasformandosi in un inno alla resistenza e alla speranza. MalìaTheBand svela i retroscena di una canzone intensa, che unisce poesia, denuncia sociale e nuove energie creative.

Nel singolo «Roma di notte» si percepisce una forte attenzione al dettaglio sonoro. Qual è stato l’approccio alla produzione e all’arrangiamento?
[Annalisa]: I dettagli per noi sono molto importanti, sono quelle cose che sembrano non notarsi ma che in realtà danno grande valore. Abbiamo curato la scelta dei suoni nel dettaglio sin dall’arrangiamento soprattutto per incastrare bene le chitarre, poi per ogni strumento durante la produzione in modo da non disturbare mai l’orecchio dell’ascoltatore avvolgendo il testo senza coprirne il significato con la voce presente ma come se fosse un’ altro strumento.
C’è un verso o una frase del testo che sentite particolarmente vostra? Perché?
[Annalisa]: “Lotteremo, per chi c’è , chi ci sarà, per un domani che chi vivrà vedrà!” Questa frase conclude con una massima popolare che conosciamo tutti e ci ricorda che bisogna avere pazienza e fiducia perché solo il tempo rivelerà come andranno gli eventi.
Come descrivereste il percorso evolutivo della band dal 2011 ad oggi, attraverso tutte le sue trasformazioni?
Abbiamo iniziato io e Alessio nel 2011. Eravamo giovani, ingenui e la difficoltà più grande era trovare persone che condividessero la nostra stessa voglia di suonare, mettersi in gioco e impegnarsi davvero. All’epoca alternavamo cover, italiane e straniere, a qualche brano inedito. Dopo il primo live e vari tentativi con altri musicisti, ci rendemmo conto che la strada migliore era continuare da soli: arrangiavamo i pezzi e gettavamo le basi di quello che oggi si può ascoltare. Quel percorso però durò poco: lo scoraggiamento arrivò presto e ci portò a prenderci una lunga pausa di sei anni. A ripensarci oggi, è stato tempo prezioso. Allora eravamo ancora acerbi e inesperti, ma non abbiamo mai smesso di studiare. Così, quando decidemmo di riprendere in mano il progetto, ci scoprimmo diversi: più maturi, più consapevoli, ma soprattutto con ancora più voglia di ripartire.
Nella primavera del 2022 cominciammo a cercare i nuovi compagni di viaggio. Il primo incontro importante fu con Nazzareno: con la sua chitarra e il suo estro sembrava camminare esattamente sulla nostra stessa linea. Poco dopo arrivò anche il bassista, e iniziammo a fare parecchie serate, soprattutto di cover.
Eppure i nostri inediti restavano lì, bussavano dentro di noi chiedendo spazio. Decidemmo allora di puntare solo su di loro, ma ci ritrovammo ancora una volta senza basso.
Dopo diversi cambi, a febbraio è arrivata Martina: e in pochissimo tempo tutto ha iniziato a girare nella direzione giusta.
La nostra storia è stata ed è ancora una salita, fatta di pause e di ripartenze. Oggi, guardandoci indietro, ci sembra di essere arrivati in cima a una montagna: davanti a noi si apre una vallata piena di fiori, e in quei colori ci riconosciamo.
Sono i nostri sogni, i nostri suoni, la musica che finalmente abbiamo imparato a far sbocciare.
Quali sono i vostri riferimenti musicali, e in che modo influenzano il vostro sound?
[Annalisa]: Ogni componente della band ha una sua identità musicale: io, ad esempio, sono cresciuta con i cantautori italiani: De André, Guccini, Baglioni, Battisti e De Gregori, poi ho studiato il canto lirico e la chitarra classica. Alessio nasce musicalmente ascoltando musica hard rock, in particolare i Deep Purple, quindi con Ian Paice. Poi lo studio della batteria e la curiosità lo hanno portato verso il blues, il funk e il jazz, così i suoi punti di riferimento sono diventati grandi artisti come Buddy Rich, Tony Williams, Elvin Jones, Art Blakey, Dave Weckl e Vinnie Colaiuta. Nazzareno invece è un rocker, ha suonato anche alternative metal. Come studio della tecnica, fa riferimento ad chitarristi che hanno fatto storia come Gary Moore, Hendrix, Clapton, Jimi Page e Frank Zappa, dal quale prende ispirazione anche per i suoni. Tra i più moderni, lo affascina John Frusciante. A Martina piace molto il rock inglese e il synth rock degli Ultravox e dei Muse, si ispira alla sensibilità melodica di Paul McCartney e per il groove a bassisti come James Jamerson, Louis Johnson, Verdine White. Ovviamente Pastorius, Marcus Miller e Victor Wooten sono le sue massime aspirazioni. Nelle nostre canzoni, ognuno ci porta dentro il suo bagaglio musicale, quindi il proprio sound, le proprie idee che si fondono con le altre. Gestire insieme i diversi generi musicali non è sicuramente facile ma diventa molto stimolante ottenere ogni volta la giusta ricomposizione delle nostre diversità, trasformando il brano, che arriva in sala in versione chitarra e voce con il mio stile molto cantautoriale, in qualcosa di molto diverso da quello che era prima.
Avete affrontato momenti di difficoltà nel mantenere viva la band. Cosa vi ha spinto a non mollare?
[Nazzareno]: Le principali difficoltà che abbiamo affrontato sono state legate al consolidamento della nostra line-up, che ha impiegato del tempo a stabilirsi. In particolare, il continuo cambio dei bassisti ci ha inizialmente un po’ disorientati, poiché sembrava difficile mantenere in loro lo stesso livello di entusiasmo che avevano mostrato nei primi giorni in cui si avvicinavano alla nostra musica. Ciò che ci ha spinto a non mollare è stato il fatto che ci rendevamo conto che le canzoni erano strutturate bene e ci piaceva suonarle, erano belle e avevamo il bisogno di farle sentire e avevamo deciso di non fermarci! L’arrivo di Martina è stato provvidenziale; nonostante la sua giovane età, possiede tutte le caratteristiche di un musicista professionista, accompagnate da una grande serietà, che ha reso la nostra scelta univoca. Con il suo ingresso, tutto ha acquisito una maggiore spinta sia emotiva che creativa, non abbiamo avuto dubbi nel confermare quale fosse il nostro obiettivo, che fino a poco tempo prima era quello di esibirci dal vivo rendendo omaggio a musicisti affermati del panorama italiano e non. Da lì, il progetto della band ha preso la direzione che conoscete, che era sicuramente quella più giusta da intraprendere. Probabilmente la tela è incorniciata, dobbiamo solo decidere con quali colori iniziare a dipingere per far conoscere a tutti la nostra musica nel modo più impattante possibile.
Cosa vi aspettate dal pubblico con l’uscita di questo nuovo singolo?
In realtà, non sappiamo cosa aspettarci, perché forse abbiamo un po’ di paura di ciò che accadrà dato che potrebbe essere una delusione o, speriamo, una grande sorpresa. Posso dirti ciò che desideriamo profondamente: che il nostro modo di esprimere le cose attraverso la musica e il nostro sound vengano apprezzati e che il pubblico inizi ad ascoltarci, poiché abbiamo molto da dire. “Chi vivrà vedrà”.






