
La forza della canzone d’autore risiede nella capacità di raccontare storie vere. Mariella Nava, con il nuovo singolo “Non mi capirai mai”, affronta un tema doloroso e urgente: la violenza di genere, vissuta attraverso lo sguardo di una madre che cerca risposte nel proprio dolore. Il brano nasce dal teatro, ma si fa canzone d’autrice, carica di umanità, empatia e profondità emotiva. Mariella ci parla di questa nuova esperienza, di come la musica possa ancora oggi scuotere coscienze e restituire verità.
Mariella, cosa ti ha spinta a scrivere questa nuova canzone così personale e potente?
É nata dall’ esigenza di raccontare i vari stati d’ animo di una madre nei confronti del proprio figlio fin da quando lo porta in grembo e poi nei vari momenti della sua vita.
Mi sono resa conto che ciò che accomuna tutte le madri è essere sospese in una attesa continua che si chiama speranza.
Com’è stato il lavoro creativo con Daniela Poggi? C’è stata una sinergia immediata?
Sì, ci siamo capite al volo.
Daniela è una donna forte, reattiva, di quelle che non si rassegnano di fronte alle ingiustizie, é combattiva, però ha dentro di sé una grande sensibilità, è anche molto fragile e in tutto questo, anche se con caratteri diversi, ci assomigliamo.
Così abbiamo parlato di come affrontare l’argomento della violenza di genere, da un altro punto di vista, sicuramente più inusuale e cioè quello del dolore della madre del femminicida.
Anche se di altro tipo, è pur sempre un trauma, un grande dolore per lei che non si capacita che quel figlio, cullato e allevato con amore, sia cambiato ed abbia ucciso la propria compagna a coltellate.
Un figlio che non riconosce più e che stenta a credere che abbia potuto commettere quel reato così cruento.
Ovviamente si pone mille domande, e cerca di indagare se può avere una parte di colpa e, se sì, quale possa essere stata.
Il brano racconta anche la delusione di una madre. Come hai costruito questo punto di vista?
Immaginando quel buio, quel colpo di scena, quel baratro in cui si può cadere senza prevederlo.
Può sembrare tutto sotto controllo, ma talvolta qualcosa può sfuggirci.
L’ imprevedibile è dietro l’angolo. Viviamo nella distrazione tutti.
Bisogna parlarsi. Il guardarsi negli occhi per scoprirsi può essere il deterrente che una madre ha a sua disposizione per sapere di più di quel figlio che le chiude una porta della sua stanza o che si allontana e non la comprende nella sua apprensione.
Come si inserisce questa canzone nella tua discografia? È un’evoluzione, una conferma o una svolta?
Un segno di continuità. Ma anche di ricerca e di voglia di non perdere l’emozionalità del mio scrivere e l’attenzione per quello che mi accade attorno.
Pensi che la musica possa ancora scuotere le coscienze su temi così delicati?
La musica è un linguaggio universale e immediato, ha le sue formule di entratura nella vita di tutti noi.
Non ce ne accorgiamo, ma spesso ci ritroviamo a parlare con frasi di canzoni che abbiamo fatto nostre, o
risuonano in testa quando stiamo facendo qualcosa di importante o quando affrontiamo un esame o qualche difficoltà da superare, o se viviamo qualcosa di piacevole.
Con questo voglio dire che la musica è la colonna sonora del nostro tempo.
Non può essere distante dai nostri problemi, perché ne fanno parte. La musica svolge un’ importante ruolo di energia motivatrice.
E sicuramente, proprio oggi, può ancora spingere e muovere tutti, svegliare coscienze su temi fondamentali.
Dopo tanti anni, cos’è che ancora ti fa scrivere e salire su un palco?
É una bella domanda.
Ma non c’ è la risposta. Dovrei dire che non potrei e non saprei fare altro, ma non sono sicura che sia così, che sia per quello.
É una promessa a me stessa, un amore incondizionato.
Non so pensare al mio cammino senza la musica e senza quegli occhi emozionati per cui cantare.







