Con “Tutti Casi Umani”, Gaia Papadia esplora il lato più disincantato e ironico dell’amore e della vita quotidiana. Il brano mescola sonorità pop elettroniche a un testo provocatorio, che critica le contraddizioni delle relazioni moderne e le aspettative sociali. Con una melodia pulsante e un’attitudine rock, il pezzo si fa portavoce di una generazione stanca delle fiabe moderne e pronta ad abbracciare l’imperfezione.
In questa intervista, Gaia racconta il suo passaggio dalla scrittura in inglese a quella in italiano e svela le esperienze personali che hanno ispirato la sua canzone, un mix di introspezione, autoironia e riflessione sul contesto generazionale.
“Tutti Casi Umani” è il tuo primo singolo interamente in italiano dopo anni di scrittura in inglese: cosa ti ha spinta a compiere questo cambio di rotta e come hai vissuto il passaggio?
Inizialmente fu una richiesta della mia ex etichetta. Avevo qualche brano in italiano (forse 3-4 in totale su un repertorio di oltre 20 brani in inglese) ma tutti diversi e acerbi.
Siccome avevo dei brani molto belli in inglese cercai di “adattarli”, ma con scarsi risultati. Per presentarmi al pubblico in italiano, così, decisero di darmi un brano non mio dal titolo “Fuori”, mentre io mi dedicavo alla scrittura in italiano. Questo succedeva tra il 2019 e il 2020, con il progetto di esordire in radio in italiano a febbraio 2020. Sappiamo tutti cosa è successo: l’arrivo della pandemia ha bloccato tutto, eppure, questo fermo forzato mi ha “costretto” ma oggi direi concesso di dedicarmi alla ricerca della mia penna, che alla fine è durata circa due/tre anni prima di raggiungere un livello accettabile secondo i miei standard…
In quei tre anni ho ascoltato tanti cantautori che hanno fatto scuola, ma anche tanta musica italiana del momento, per capire, per entrarci dentro appieno…
Il brano ha un sound pop elettronico ma conserva un’attitudine decisamente rock: com’è nato l’arrangiamento e quanto è stato importante il lavoro con il producer Furnari?
L’arrangiamento è nato a seguito di un’esperienza improvvisa e di rottura: un concerto di musica elettronica al quale sono stata un po’ trascinata, quasi senza voglia, al Magnolia a Milano. Suonava Helena Hauff, dj e produttrice tedesca.
Inizialmente il ritornello di Tutti Casi Umani era melodico ma non caratteristico, sapeva di già sentito. Il primo confronto con Davide (Furnari) è stato un po’ spiazzante per lui, me ne rendo conto, perchè stavo cercando qualcosa ma non sapevo bene cosa: sapevo solo che avrei voluto inserire l’elettronica nei miei brani da quel momento in poi.
Dopo circa due settimane Davide è tornato da me con “qualcosa”: ed era proprio quello che volevo. Poi tutto è venuto da sé, una volta superato l’ostacolo iniziale dell’uscire dalla zona di comfort.
Il testo unisce ironia e disincanto in modo molto diretto: c’è stato un momento particolare nella tua vita che ti ha ispirata a scriverlo?
Assolutamente: a giugno dello scorso anno, mentre capivo di dover chiudere una relazione tossica per me, è arrivata l’ispirazione.
Da questa esperienza personale però ne è derivata una riflessione generazionale: aprendo i social leggevo di storie di “malesseri” e “casi umani” ovunque, una disillusione e frustrazione generalizzata: da una parte il pensiero di non essere sola mi ha confortata, dall’altra per niente! Ho capito che non riguardava solo me. Mi sono detta che bisognava parlarne, di questi pattern, di questo mood collettivo.
Come ti sei confrontata con l’uso dell’ironia nel testo senza perdere profondità emotiva e autenticità?
In effetti mi è venuto abbastanza naturale perché è quello che faccio ogni giorno nella vita da un po’ di anni a questa parte, parlare di mie esperienze personali (anche traumatiche) con autoironia, quindi in questo brano ho davvero portato tutta me stessa: certo è che ci ho dovuto lavorare molto, per le mie caratteristiche personali (poi se pensi che sono del Pesci, addio). Spesso si rischia di cadere nell’autocommiserazione e nel vittimismo, ecco questo volevo evitarlo anche nel testo: è un terreno scivoloso, sembrerebbe di puntare il dito o anche di voler minimizzare temi importanti con un brano così, invece ho voluto utilizzare frasi ironiche e autoironiche ma che non nascondono affatto il dramma o le difficoltà del mio vissuto (che poi è un po’ quello di tutti, dai), e anzi, te le schiaffano in faccia.
Dopo “Tutti Casi Umani”, stai già lavorando ad altri brani in italiano? Cosa dobbiamo aspettarci dal tuo percorso musicale nei prossimi mesi?
Sì, ho tantissimi brani scritti già o che sto scrivendo. L’intenzione è quella di continuare a buttare fuori canzoni, seguendo questa mia evoluzione nel sound, seppur mantenendo elementi caratteristici che attingono anche al mio passato pop-rock.







