Con il nuovo singolo “Butto la plastica (Io rivendico il mare)”, Arnaldo Furioso firma il quinto capitolo del concept Canzoni contro le (stronze) leggi del cosmo. Una ballata elettro-pop lenta e tagliente, attraversata da un’urgenza duplice: quella ambientale, legata alla plastica che inquina i mari e contamina i nostri corpi, e quella sociale, che denuncia la plastificazione delle relazioni, sempre più filtrate e distorte dall’iperconnessione e dalla finzione digitale.
Il brano è un invito alla disintossicazione, esteriore e interiore. In questo senso, il ritornello “Io rivendico il mare” diventa un manifesto collettivo: un richiamo al diritto alla libertà, all’autenticità, alla possibilità di riscoprirsi al di là delle maschere.
Lo abbiamo intervistato per scoprire cosa si cela dietro la scrittura del brano, le suggestioni del videoclip e la sua visione – ironica, lucida e personale – di un mondo sempre più connesso ma sempre più solo.
Nel testo parli di “plastica sociale”. In che modo credi che i social media amplifichino questo senso di isolamento?
I social media possono diventare un grande imbuto di plastica sociale: incollano filtri sulle nostre emozioni, ci spingono a confezionare relazioni di plastica—perfette in foto, vuote nella sostanza. Ogni like diventa un palloncino d’aria che gonfia l’illusione di connessione mentre ci svuota dentro. Così, paradossalmente, ci ritroviamo più soli che mai, circondati da un mare di finzione.
Sono stato a presentare il singolo in Giappone all’Expo 2025 Osaka e poi ho girato un videoclip a TOKYO. E’ impressionante: milioni di persone che camminano per strada guardando lo smartphone. Sole. Un miliardo di persone sole.
Intendiamoci, non sono affatto un luddista—sono un fan sfegatato di ogni nuova tecnologia – vorrei vivere 300 anni solo per vedere dove arriveremo (sono un programmatore eheh) – ma ogni strumento, anche fichissimo come i social, porta con sé dei rischi: sta a noi imparare a usarlo con consapevolezza, anziché farci intrappolare. Stessa cosa, anche se più incasinata, per l’intelligenza artificiale ma ne parliamo un’altra volta va :-)
La protagonista si libera dell’ex facendo la raccolta differenziata. Quanto c’è di ironia e quanto di verità in questa scena?
Beh per me anche la questione più profonda ha aspetti divertenti o strambi. La metafora sul pulire fuori e pulirsi dentro mi divertiva e contemporaneamente mi affascinava.
Molti si sono presi male per la frase “l’ex fidanzato non va mai riciclato” ahahah :-) ma è solo una maniera per dire che a volte i fatti della vita ci restano appiccicati addosso e in fondo anche quelli sono rifiuti di cui liberarsi. Sia chiaro: alcune volte l’ex va benissimo, lo dico ufficialmente ahahahah :-)
Il mare come spazio di libertà: quanto è ancora possibile riconnettersi davvero con sé stessi?
Guarda, un amico mio, un intellettuale tosto, una volta ha detto “una città senza mare è come una casa senza finestre”. Eh, lui è un impressionista del pensiero, ci sta: ci sono città pazzesche senza mare. Ma è vero che il mare ha quel potere quasi magico di rimetterti in contatto con chi sei davvero, con la tua parte più primordiale.
E poi, nel ritornello quel “io rivendico il mare” non è solo un fatto personale, è una questione che da personale diventa di tutti. Il mare è mio, è tuo, è di ognuno di noi.
Quindi, sì, credo che oggi si possa riconnettersi con se stessi, ma a patto di smetterla di tappare ogni silenzio. Siamo sempre lì a riempire ogni istante vuoto con un messaggio, l’episodio di una serie, una piccola ansia… E se invece lasciassimo entrare la noia? Facciamola accomodare, beviamo un caffè insieme alla noia, vediamo cosa ci racconta. Ci si potrebbe quasi scrivere una canzone :-D
Credi che oggi esista una forma di dipendenza dalle “maschere digitali”?
Aspetta un attimo… prima di rispondere devo mettere su un filtro ahahahaha :-)
Scherzi a parte, direi di sì ma sono ottimista, la situazione mi sembra ancora sotto controllo. Indubbiamente oggi crearsi una Digital Reputation diventa un problema di tutti rispetto al passato. Sai, nel mio “gruppo di ascolto” c’è gente dai 14 ai 21, oltre che vecchi decrepiti (come me ahahah). E vedo che i nativi digitali hanno sempre anche un profilo per amici strettissimi. I nativi digitali hanno sviluppato nuovi anticorpi, sono nati in una giungla algoritmica piena di bestie, e sanno che dietro un profilo ci può essere una persona completamente diversa o.. il nulla assoluto.
Come immagini un mondo meno plastificato, anche interiormente?
Guarda, prendi google maps, prima che ci fosse parlavamo molti di più tra passanti. “Scusi, vado bene per lo stadio?” Vedi, siccome la tecnologia risolve alcuni dei nostri bisogni per i quali invece prima dovevamo avere un rapporto umano, oggi dobbiamo inventarne di nuovi.
Ecco, inventiamoli!
“Un mondo meno plastificato me lo immagino più consapevole di quando essere offline” disse il cantautore mentre invitava tutti ad ascoltare il brano su spotify e youtube ahahahahahha :-D







