“Alieni e Transumani”: Rocco racconta la sua visione critica della società contemporanea

Rocco torna con un disco che non ha paura di mettere in discussione tutto: la tecnologia, l’informazione, i meccanismi del potere, ma anche i comportamenti quotidiani a cui ci siamo abituati senza più interrogarci. “Alieni e Transumani” è un progetto lucido e provocatorio, che guarda al presente con spirito critico e grande libertà creativa.

La scrittura è affilata, piena di giochi di parole, citazioni e intuizioni che colpiscono al primo ascolto. Rocco usa l’ironia come strumento di disvelamento, scegliendo di raccontare il caos con leggerezza apparente ma intenzione precisa. Il suo stile fonde pop alternativo, elettronica, rap e cantautorato satirico in modo personale e incisivo, creando un equilibrio tra divertimento e riflessione.

Questo disco non rincorre le mode: le osserva, le analizza, le smonta. È un lavoro che invita a pensare senza rinunciare all’ascolto piacevole, e che dimostra – una volta di più – come Rocco sia una voce fuori dal coro, capace di coniugare intelligenza e accessibilità, profondità e ritmo.

Cosa rappresenta per te la figura dell’esperto mediatico nel contesto di “L’Esperto”?

È l’idolo del nostro tempo, il volto rassicurante del potere, quello che ti spiega tutto sempre, anche quando non capisce niente.

È il prete laico dell’era digitale, quello che parla in nome della Scienza con la “S” maiuscola, ma solo quella autorizzata e “col bollino”, e che non ammette dubbi. “L’Esperto” è il simbolo di una società che ha sostituito il dubbio con il dogma e lo chiama “informazione”.

Nel videoclip l’ho immaginato come una banana in giacca e cravatta proprio per questo: perché è ridicolo, ma lo prendiamo comunque sul serio. E forse questo è ancora più ridicolo.

Come è cambiato il tuo approccio alla musica dalla pubblicazione di “Cantauntore” a oggi?

Con Cantauntore ero dentro l’urgenza di denunciare. Oggi quell’urgenza si è fatta più matura e sa guardare anche oltre il presente e l’immanente. Ho imparato a giocare sempre meglio con i linguaggi, i registri, a fondere ironia, poesia e denuncia in forme che siano al tempo stesso leggere e profonde. La musica è un linguaggio in evoluzione, non una comfort zone.

Quello che non è cambiato è il bisogno di dire qualcosa che resti quando la canzone finisce. Ma oggi cerco di dirlo in modo più sottile. O più feroce, a seconda dei casi.

Quale pensi che sia il ruolo della musica nella critica sociale e nella riflessione?

Viviamo nell’era di Zeropens, in cui deleghiamo ogni cosa fino a delegare persino la nostra capacitò di pensare, tanto lo fa l’IA. La musica ha il potere di invertire questo processo, ti entra dentro, ti fa vibrare, ti spiazza, ti fa porre domande, ti dà degli spunti, genera il senso di meraviglia. La musica è un mezzo ancestrale, capace di bypassare la mente razionale e arrivare dove la parola da sola non basta. Se riesce a far riflettere, è potente. Se riesce a far riflettere ridendo, hai fatto bingo.

E ti fa scoprire che hai il potere di volere cambiare canale, cambiare strada, cambiare testa.

Quanto della tua esperienza come scrittore si riflette nel tuo lavoro musicale?

Totalmente. La scrittura è il mio laboratorio invisibile. Che si tratti di canzoni, libri, poesie o racconti, scrivo da sempre. Scrivere mi ha insegnato a dare struttura al caos, a scavare, a non accontentarmi della superficie. Nella musica cerco la stessa profondità, ma con un linguaggio più immediato. Il libro può guidarti. La canzone deve sedurti.

In che modo il videoclip di “L’Esperto” riflette l’evoluzione del concetto di esperto nel tempo?

Il videoclip è un viaggio surreale attraverso i secoli: “l’esperto” appare nei panni del saggio filosofo greco, del monaco medievale, dell’illuminista, fino ad arrivare al tecnico TV anni ’80, allo youtuber odierno e infine all’intelligenza artificiale. Ho voluto mostrare come la figura dell’esperto si adatti al potere del tempo, ma resti sempre la stessa voce che detta cosa è vero e cosa no. Oggi più che mai l’esperto è un costrutto mediatico, un avatar del sistema che cambia maschera ma conserva la stessa funzione: quella di zittire il dissenso e rassicurare le masse. Con adeguato cachet, s’intende.