INTERVISTA- Carlo Audino e “Sogno d’amore”: il cuore batte in 4/4

La dolcezza della giovinezza e la malinconia di un sentimento non corrisposto si incontrano nel nuovo singolo di Carlo Audino. Un brano nato durante un esame, diventato un racconto emotivo tra strofe sospese e ritornelli esplosivi, con il tocco inconfondibile dell’italo disco.

Il protagonista del brano fugge stringendo una foto. È una metafora forte. Qual è il messaggio che volevi lasciare?

La foto in questione ritrae la bellissima ragazza corteggiata ai tempi del liceo mascherata per carnevale: lei indossava baffetti, bombetta, bastone e vestito del personaggio Charlot. Ciononostante traspare una bellezza incantevole, pertanto la foto vuole esaltare proprio la bellezza della ragazza. Fuggire con la sua foto é allontanarsi da lei ma tenendola per sempre nel proprio cuore, nella sua magnifica bellezza.

Hai collaborato con artisti di altissimo livello per l’arrangiamento. Come scegli le persone con cui lavorare?

I musicisti vanno apprezzati (e quindi scelti) secondo la (loro) disponibilitá ma anche secondo il loro stato d’animo. Vi sono dei giorni di registrazione in cui un musicista puó avere uno stato d’animo diverso dal solito e lo si riscontra nella registrazione. Quindi posso affermare che, almeno per quanto mi riguarda, gli artisti che collaborano con me sono “come una scatola di cioccolatini: non sai mai  quello che ti capita!”. 

Qual è il tuo primo ricordo legato alla musica? C’è un momento preciso che ti ha fatto dire: voglio fare questo nella vita?

Sono stato sempre molto timido, soprattutto con le ragazze. L’ultimo giorno di terza media un mio compagno di classe portó la sua chitarra e, come per magia, tutte le ragazze si misero intorno a lui a cantare questa o quella canzone. Allora mi sono ricordato che mio padre aveva una chitarra a casa perció a ritorno da scuola la imbracciai e nel giro di pochi giorni accompagnavo giá qualche canzoncina! Appena riprese la scuola, i miei nuovi compagni di quarto ginnasio mi conobbero come “Carlo, quello che suona la chitarra alla Ivan Graziani”.

Come si concilia la tua esperienza musicale di lungo corso con la nuova scena musicale dominata dai social?

Negli anni 80 ci si faceva conoscere solo suonando dal vivo pertanto se non sapevi suonare o eri stonato oppure semplicemente non trasmettevi nulla venivi schedato come “pippa” e potevi anche ripiegare in qualche altra attivitá ben diversa dalla musica. Adesso con I social l’inganno tecnico é dietro l’angolo ed alla portata di mano di tutti. Questo a portato da una parte a far credere a molte pippe di essere dei cantanti o peggio cantautori, affollando le piattaforme di streaming e rendendo felici la miriade di agenti pubblicitari con  promozioni di dubbia riuscita a caro prezzo. Dall’altro hanno indelebilmente distrutto il senso critico degli ascoltatori, inondati da una marea di note sconclusionate ed effetti digitali, sostenute dalla grande distribuzione che investe cosí solo in immagine, creando una condizione di feccia musicale nella convinzione comune, mancandone l’alternativa, che si stia ascoltando musica decente.      

“Sogno d’amore” ha un tono dolceamaro. Ti senti più narratore, musicista o sognatore?

In questo caso specifico direi che mi sento di indossare tutt’e tre le vesti. Sono narratore, soprattutto nelle strofe, quando descrivo I miei sentimenti. Sono egualmente musicista perché sia nelle variazioni armoniche che arrangiatoriali cerco di trasmettere un sentimento ben preciso. Infine sono allo stesso tempo un grande sognatore soprattutto quando chiudo gli occhi e descrivo come potrá essere magnifico il futuro con la donna che amo. 

Se potessi dire una cosa a chi ascolta per la prima volta la tua musica, quale sarebbe?

Il primo ascolto é come passare una matita su una tabula rasa. É quasi interamente soggettivo ciò che viene percepito dall’ascoltatore e non bisogna aggiungere altro se non la propria musica. Dire qualcosa oltre la musica può valere solo se chi ascolta resta incuriosito dal brano e vuole sapere dettagli che per forza di cose non sono contenuti nella canzone, ma anche in questo caso é l’ascoltatore che chiede. A chi mi ascolta la prima volta non direi proprio nulla: attenderei solamente un suo parere o, magari, qualche sua domanda di curiosità.

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