Con il singolo d’esordio Non so più di te, Alice Blasi apre le porte del suo universo interiore, portando in musica una riflessione intima e profonda su ciò che resta quando le parole non bastano più. Il brano è un racconto emotivo, una confessione delicata e autentica in cui la scrittura diventa rifugio, espressione e, soprattutto, cura.
La giovane cantautrice, formatasi tra i banchi del Liceo Classico, unisce la passione per la parola al bisogno urgente di dare forma ai propri stati d’animo. Non so più di te è solo l’inizio di un percorso che mette al centro la verità dei sentimenti e la forza della musica come strumento di guarigione. Nell’intervista che segue, Alice racconta la genesi del brano, le influenze letterarie e musicali che l’hanno segnata e il ruolo della scrittura come atto salvifico e condiviso.
“Non so più di te” è una canzone che tocca corde profonde: quanto è stato terapeutico per te scriverla?
Tra le note di una canzone ho sempre trovato il luogo in cui rifugiarmi.
Non so più di te, come ogni mio testo, è stata per me una via di comprensione per le mie emozioni che a volte è più facile esprimere tra i versi di una canzone che tra le vane parole di un discorso impostato. La musica per me è un flusso dove le emozioni si mescolano e si rincorrono, ed è in questa corsa che io mi sento a casa, in questo immenso disordine dove tutto trova un’armonia.
Non so più di te è per me un respiro profondo di libertà in un grande vortice di emozioni.
Hai parlato di canzoni che ti hanno fatto sentire a casa. Qual è quella che ti ha “salvata” più di tutte?
“Nessuno vuole essere Robin” di Cesare Cremonini è da sempre stata la canzone che più rispecchia la mia visione del mondo, la canzone che mi ha salvata da molti momenti della mia vita, e che a volte mi ha fatta sentire meno sola.
“Ti sei accorta anche tu che siamo tutti più soli? Tutti col numero 10 sulla schiena e poi sbagliamo i rigori, Ti sei accorta anche tu che in questo mondo di eroi nessuno vuole essere Robin”
Perchè forse è vero che “passiamo le notti aspettando una sveglia, complichiamo i rapporti come grandi cruciverba e io mi chiedo perchè”
Come nasce, per te, una canzone: da una melodia, una frase, un ricordo?
Una canzone per me nasce da un bisogno, da una necessità di comunicare qualcosa, dall’urgenza di trovare un luogo dove tutto ciò che provo trova un posto, dove tutto sembra in armonia.
Una canzone è per me uno scrigno di ricordi, un gomitolo di sensazioni intrecciate a un armonia.
In che modo la tua formazione al Liceo Classico ha influenzato la tua scrittura?
Sicuramente la mia formazione al liceo classico ,mi ha permesso di migliorare il mio registro linguistico, ma soprattutto mi ha permesso di studiare e confrontarmi con l’indignazione che muoveva i cuori degli antichi poeti greci e latini ed grazie alle loro pagine intrise di dolore, amore e speranza che ho compreso l’importanza della scrittura come cura dei popoli e delle anime.
Pensi che scrivere possa aiutare anche gli altri a guarire da ferite emotive?
Ritengo che la scrittura sia la cura più potente, è un modo per confrontarsi con emozioni che a volte fanno troppa paura, un modo per dialogare con i nostri sentimenti mai espressi, un modo per stringersi forte tra le emozioni che prendono forma e fare pace con ciò che proviamo.
Ritengo che scrivere sia la cura che permette di dare voce ai sordi silenzi che pervadono i cuori.