INTERVISTA- Calicò firma con “Non Voglio Più Dimenticare” la sua ballata più intensa

Tra malinconia e speranza, “Non Voglio Più Dimenticare” mette in musica la resistenza emotiva contro l’oblio. Un racconto in versi nato da empatia e ascolto, che tocca corde personali e collettive. In questa intervista, l’autore parla di dolore, arte e dell’urgenza di ricordare chi siamo.

Bentrovato, Calicò. “Non Voglio Più Dimenticare” ricopre un ruolo importante all’interno della tua carriera musicale?

Grazie per avermi concesso la possibilità di essere qui.

Non saprei dire se ricopre un ruolo importante per la carriera, forse questo potrò giudicarlo più in là, sicuramente ricopre un ruolo importantissimo nel bisogno che ho di esprimermi e farmi ascoltare.

Nel testo si percepisce una lotta tra ricordo e oblio: quanto è stato difficile tradurre questo conflitto in musica?

È stata forse la parte più complicata il riuscire a rendere la musica un’estensione emotiva delle parole. Spero di esserci riuscito.

Pensi che il dolore, quando diventa musica, possa trasformarsi in qualcosa di universale?

Personalmente penso che il dolore, così come tutti gli altri sentimenti e stati emotivi siano già universali. Poi utilizziamo la musica, così come altre forme d’arte per riconoscerci, ritrovarci, comunicarci questi sentimenti e ricordarci che non siamo soli.

Quali influenze musicali ti hanno accompagnato nella costruzione di questo pezzo?

L’idea era quella di creare un ibrido tra pop e cantautorato. Influenze nello specifico non saprei dire, penso che in fase di costruzione siano più inconsce che consce.

Sicuramente nella mia vita hanno avuto un grande impatto De André, Bennato…Masini anche.

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