Con “Un’ora d’amore” Antonino ci accompagna in una riflessione intensa sull’intensità e la fugacità dei legami. Il singolo, che apre la strada a *VENTI25*, si distingue per il suo suono urbano e liriche viscerali. Ecco cosa ci ha raccontato nel nostro incontro.
Nel video arrivi in ritardo a una lezione di ballo. Quanto è metafora della vita e dei sentimenti?
Tantissimo. A volte nella vita arriviamo “in ritardo” alle cose importanti: a un amore, a noi stessi, a una consapevolezza. Ma anche se arrivi tardi, se hai il coraggio di metterti in gioco, puoi comunque vivere qualcosa di vero. Il mio personaggio entra, si misura con gli altri, prova a stare al passo… proprio come facciamo tutti, ogni giorno.
Com’è stato lavorare con Fabrizio Cestari alla regia?
Una bellissima esperienza. Fabrizio ha saputo tradurre in immagini il cuore della canzone, con sensibilità e precisione. Mi ha aiutato a raccontare con il corpo, con lo sguardo, con i silenzi. È stato molto più di un videoclip: è stato un piccolo film emozionale.
Parlaci della collaborazione con Kaput, Ferrigno e Cotto alla scrittura del pezzo.
Lavorare con Antonio, Manuel e Emanuele è stato un viaggio creativo intenso. Ognuno ha portato qualcosa di personale: parole, suoni, emozioni. C’è una forte alchimia tra noi. Hanno capito subito cosa volevo raccontare con Un’ora d’amore e abbiamo costruito insieme un pezzo che parla a tutti, ma che parte da un luogo intimo.
Il brano ha un groove urbano, ma malinconico. Che equilibrio hai cercato musicalmente?
Volevo che il pezzo avesse un respiro moderno, con un beat che ti accompagna, ma anche un cuore fragile. La malinconia è una parte importante della mia scrittura: è ciò che rende autentico anche un ritmo più up-tempo. È un equilibrio tra corpo e anima, movimento e pensiero.
Com’è cambiata la tua voce in questi vent’anni di musica?
È cresciuta con me. Oggi canto con più consapevolezza, senza forzare, con più verità. Una volta cercavo la perfezione, ora cerco l’intensità. La mia voce è diventata il riflesso delle cose che ho vissuto. Non ha più bisogno di gridare, perché ha imparato a sussurrare.
“VENTI25” conterrà anche riarrangiamenti: come hai scelto i brani da riproporre?
Ho scelto le canzoni che per me rappresentano dei capitoli importanti. Non solo quelle che il pubblico conosce di più, ma anche quelle che mi hanno cambiato dentro. Volevo dare loro una nuova veste, più matura, che rispecchiasse chi sono oggi. È un modo per dire grazie a chi mi ha seguito fin dall’inizio, e allo stesso tempo, per presentarmi a chi mi incontra ora per la prima volta.