INTERVISTA- Con “Disclose” i Bounced Back rompono ogni maschera

Rabbia e filosofia, potenza e riflessione: nel nuovo singolo i Bounced Back si interrogano su identità, potere e relazioni. In questa intervista svelano ispirazioni, contraddizioni e la voglia di cambiare le regole del gioco. Perché a volte è il silenzio interiore il rumore più forte.

Ragazzi, è un piacere avervi qui. “Disclose” occupa un ruolo importante all’interno della vostra carriera musicale?

Ciao a tutti, il piacere è nostro, grazie per averci invitati.

Sì, Disclose rappresenta una tappa fondamentale nel nostro percorso. È il brano in cui abbiamo sentito di fare un salto in avanti, sia dal punto di vista sonoro che espressivo. Segna un momento in cui abbiamo acquisito maggiore consapevolezza della nostra identità artistica e del messaggio che vogliamo portare.

Non è solo un singolo, ma un punto di svolta: è il primo pezzo in cui ci siamo spinti oltre le nostre abitudini compositive, ponendoci domande su ciò che vogliamo davvero comunicare.

In questo senso, Disclose è un manifesto, un’apertura verso un nuovo modo di intendere la nostra musica, più diretto, più coraggioso, più nostro. È da qui che vogliamo costruire tutto ciò che verrà.

Secondo voi, “fare rumore” è un ottimo metodo per sfidare il conformismo? Perché?

Fare rumore può essere una forma di resistenza, sì, ma solo se ha un significato. Non serve gridare per il gusto di farlo. Il vero impatto arriva quando il rumore nasce da qualcosa di autentico, da un’urgenza interiore che si trasforma in espressione.

Per noi, “fare rumore” vuol dire anche disturbare, nel senso più nobile del termine. Disturbare è rompere un equilibrio apparente, è interrompere una narrazione comoda per portare l’attenzione su qualcosa che altrimenti resterebbe invisibile.

Ma forse il rumore più importante è quello che dovrebbe accadere dentro ognuno di noi. Una forma di autoanalisi, di frastuono interiore che ci spinge a chiederci costantemente perché ci comportiamo in un certo modo, se stiamo agendo secondo ciò che siamo o solo per come vogliamo apparire. Quel tipo di rumore può essere scomodo, ma è necessario per rompere davvero con il conformismo. È da lì che parte ogni cambiamento reale.

L’autenticità delle relazioni umane sta svanendo? A vostro parere, quali sono i motivi?

È un tema che ci tocca molto, perché fa parte dell’essenza di Disclose. L’autenticità, secondo noi, non è scomparsa. È solo diventata più difficile da riconoscere. Siamo immersi in un contesto in cui tutto è filtrato, costruito, mostrato.

Viviamo in una società che esaspera l’individualismo, ma nella sua versione più negativa: quella dell’egoismo, dell’autoaffermazione a tutti i costi. E questo ha reso le relazioni più fragili, più superficiali. Anche i gesti altruistici vengono spesso letti come azioni opportunistiche, fatte solo per sentirsi migliori.

Ma la verità è che, per costruire rapporti veri, bisogna prima avere il coraggio di guardarsi dentro, attraversare la solitudine, rinunciare a legami che non ci appartengono davvero. Solo così possiamo connetterci con gli altri in modo sincero.

Anche l’amore, a volte, si manifesta nella forma più pura proprio quando si ha la forza di lasciar andare una persona. Quando ci si accorge che restare insieme significa farsi del male, o farne. L’amore non va confuso con la dipendenza affettiva. Se impariamo ad amarci davvero, saremo in grado di amare chi ci circonda senza annullarci, e senza pretendere nulla in cambio.

Come avete scelto il titolo?

“Disclose” è arrivato quasi in automatico, ma da subito ci è sembrata la parola giusta. Significa “svelare”, e rispecchia perfettamente il senso del brano: andare oltre le apparenze, togliere le maschere, dire la verità prima di tutto a sé stessi.

È un termine diretto, essenziale, che racchiude un processo complesso: quello della presa di coscienza, della ricerca identitaria, del rifiuto delle strutture che ci definiscono dall’esterno. Disclose non è solo una parola, è una posizione. È l’inizio di un movimento interiore che porta a scelte difficili, come rinunciare a rapporti che ci fanno male e valorizzare quelli che ci fanno stare bene; significa accettare momenti di solitudine a volte necessari per riscoprire chi siamo davvero.

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