Un disco di rock classico che vorremmo vedere in vinile. Sono i veronesi stArt, all’anagrafe Andrea Vettore (voce), Riccardo Fazion (tastiere), Jonathan Gasparini alle chitarre, Giorgio Velotti alle chitarre, Michele Tellaroli al basso, Pietro Micheletti alla batteria. Parliamo di un esordio che giunge ad età matura e pronta per sfoggiare un grande mestiere concimato per anni dentro ascolti sicuramente raffinati… e si sente. Esce negli streaming digitale “Frequencies from nowhere”, romanticissime visioni di vita dentro le distorsioni e le forme americane e inglesi che hanno fatto storia. Tutto in italiano…
Tanto rock classico… un disco che sembra celebrativo di un tempo che ha fatto storia. Vero?
Sì, verissimo. Ma non è una celebrazione fine a sé stessa. “Frequencies From Nowhere” è figlio di quelle sonorità. Il rock potente, diretto, melodico degli anni ’80 e ’90, ma lo abbiamo riletto con occhi contemporanei. È il nostro modo di restituire identità a un genere che ci ha formato, portandolo in una dimensione personale e attuale, senza nostalgie sbiadite.
Sbaglio o ci sono molte citazioni a dischi iconici del tempo?
Assolutamente sì, ma sempre filtrate attraverso il nostro stile e sound. Ci sono richiami a Europe, Bon Jovi, Alice Cooper, Skid Row e compagnia, perché sono artisti che ci hanno cresciuti. Ma non c’è mai un’imitazione, li usiamo come colori sulla tavolozza, non come fotocopie. Le armonie vocali e le linee chitarristiche più “classiche” sono scelte intenzionali, funzionali al racconto emotivo dell’album.
La mente e il cuore come galassie: alla fine del viaggio avete tracciato una mappa o il vero segreto è abbandonarsi alla mutevolezza?
La mente e il cuore come galassie: alla fine del viaggio avete tracciato una mappa o il vero segreto è abbandonarsi alla mutevolezza?
Più che una mappa, abbiamo lasciato delle tracce, dei segnali. Ogni brano racconta una fase reale di trasformazione personale. Alcune tappe sono dolorose, altre liberatorie. Il punto non è avere tutte le risposte, ma accettare che a volte si cresce anche restando in ascolto. E in fondo, chi ha davvero bisogno di una mappa quando inizia a capire chi è?
Per questo abbiamo voluto inserire anche un codice segreto, ma universale: il codice Morse. Lo si trova sia in forma uditiva nel primo brano Dream, sia in forma grafica nell’artwork dell’album, dove abbiamo scritto tutti i titoli delle nostre canzoni usando proprio il Morse. E nel booklet, nascosto ma non troppo, c’è anche il classico segnale SOS… un richiamo simbolico per chi, come il nostro protagonista, sta cercando qualcosa. Magari se stesso.
Finalmente il video ufficiale: l’amore per voi cos’è? In questo brano sembra più un sogno che una realtà.
Everything, la nostra ballad, è proprio questo: un amore talmente forte e totalizzante da sembrare irraggiungibile. Nel video lo abbiamo raccontato così, mostrando una relazione che all’apparenza è perfetta, quasi magica. Il nostro protagonista sembra finalmente aver trovato ciò che cercava. Ma alla fine arriva il colpo di scena. E lì capisci che non tutto era come sembrava, che quell’amore forse esiste, non è più con lui o forse è semplicemente quello che avrebbe sempre sperato di trovare, avere.
Abbiamo investito molto in questo videoclip, perché per noi non era solo un accompagnamento visivo, ma una parte integrante del messaggio del brano. Un grazie speciale va a Giancarlo Scussel e al suo staff per il concept, le riprese e il montaggio. Hanno saputo cogliere esattamente l’anima del pezzo. E grazie anche ai ragazzi del Deposito Clandestino in Valpolicella, che ci hanno ospitati in una location splendida, dove ogni dettaglio ha fatto la differenza.







