INTERVISTA-“Il Labiriliquido” di Piero Strada: un pop che sa sorprendere

Con un mix originale di testi evocativi e sonorità elettropop, Piero Strada reinventa la forma canzone. Il brano racconta di labirinti interiori, smarrimenti e scelte quotidiane, mantenendo un’anima pop accessibile a tutti. Un pezzo che affascina sia per la leggerezza sia per la sua profondità nascosta.

Bentrovato, Piero. “Il Labiriliquido” ricopre un ruolo importante all’interno della tua carriera musicale?

Sì assolutamente, si tratta di un brano a cui tengo molto in quanto rappresenta il ricongiungimento con il mio passato e la riscoperta delle mie origini, ma è contemporaneamente nuovo e inaspettato. Mi piace pensare di rinnovare il passato, rendere attuali i ricordi e trasformare vecchie esperienze in nuove sfide, e “Il Labiriliquido” è questo, un brano in cui gli opposti si incontrano, dove testi autoriali dal sapore antico vanno perfettamente d’accordo con musicalità ultramoderne, e nasce così qualcosa di nuovo ed unico.

Quale messaggio vorresti trasmettere ai tuoi ascoltatori?

“Il Labiriliquido” è alla fine una grande allegoria della vita. Proprio come in un labirinto, ogni giorno dobbiamo fare delle scelte, se andare a destra o a sinistra, e ci troviamo dietro ad ogni angolo davanti a situazioni inaspettate. E’ bello lasciarsi andare, qualche volta, giusto per il piacere di perdersi e lasciarsi trasportare senza pensare troppo alle conseguenze, ma dobbiamo stare attenti e a un certo punto afferrare saldamente il timone della nostra nave e decidere noi la direzione da prendere. Perché se ci si lascia trasportare troppo potremmo perderci per davvero.

Cosa ti affascina delle atmosfere oniriche?

Eh sì, lo ammetto, queste atmosfere mi hanno sempre affascinato fin da piccolo. Nella letteratura, nei miti, nella pittura, nel cinema, nell’arte in generale, mi ha sempre affascinato chi ha cercato di dare una forma e un’immagine all’impossibile. Forse perché è questa la capacità che ci rende unici come uomini, quella di spingerci oltre i nostri limiti, oltre l’ovvio, oltre quello che percepiamo con i nostri sensi, e a farci domande la cui risposta non sia sempre scontata o dimostrabile. Una delle mie frasi preferite, che ho sentito una volta in un film, è “E’ impossibile, ma si può fare”.

Definiresti il brano “sperimentale”?

Forse la musica sperimentale è qualcosa di un po’ più “inafferrabile” o non sempre di immediata comprensione da parte del grande pubblico. Preferisco definire “Il Labiriliquido” come un brano certamente inaspettato, ma in cui ho comunque voluto mantenere sonorità e ritmi che permettano di parlare a tutti, in un contesto pop che lo rende, a mio parere, un brano attuale e piacevole da ascoltare in sé, anche al di là dei significati che racchiude.

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