intervista ai LANDE

Dal 9 maggio 2025 sarà in rotazione radiofonica “Il primo uomo”, il nuovo singolo dei Lande disponibile sulle piattaforme digitali di streaming  dal 6 maggio per altodischi, nuova sub-label di Blackcandy Produzioni.

“Il primo uomo” è un brano che  racconta l’emersione di qualcosa di nuovo nella relazione tra la nascita, la trasformazione, il rapporto con il dolore, il miracolo della sofferenza. Il tutto immerso in un sound che mescola il lo-fi più materico con le sonorità brillanti e orecchiabili del pop.

Conosciamoli meglio!

Come nasce la vostra passione per la musica, i Lande e come vi armonizzate?

La nostra passione per la musica nasce da lontano, da quando eravamo ragazzini e sentivamo il bisogno di esprimerci con qualcosa che andasse oltre le parole. Abbiamo suonato in diverse band, esplorato mondi sonori diversi, ma è stato solo quando ci siamo incontrati nel 2022 che abbiamo capito di poter costruire qualcosa di davvero nostro. Lande è nato da un’esigenza profonda: mescolare le nostre sensibilità, le nostre esperienze e metterle al servizio di una visione comune. Ci armonizziamo con naturalezza, perché partiamo da un ascolto reciproco molto forte — e da una grande libertà. Non ci imponiamo ruoli rigidi: ci alterniamo tra strumenti, scrittura e produzione. È un dialogo continuo.

Raccontateci del vostro singolo “Il primo uomo”

Il primo uomo è un brano nato in modo quasi spontaneo, da una sensazione più che da un’idea. Parla della nascita di qualcosa di nuovo, ma anche del dolore che accompagna ogni trasformazione profonda. È un pezzo che abbiamo visto crescere da solo, come se avesse una sua volontà. Il sound mescola il lo-fi più grezzo con linee melodiche luminose, quasi pop. Ci piace pensare che sia una canzone viva, che si evolve anche quando non la stiamo più suonando. Nel videoclip ci piaceva l’idea di evocare, attraverso le immagini, un processo di questo tipo.

Qual è la caratteristica che vi distingue, che vi rende unici e riconoscibili ed è immancabile nel vostro stile di fare musica?

Crediamo che la nostra cifra stia in questo equilibrio tra opposti: tra l’elettronica e l’organico, tra la malinconia e la melodia, tra il controllo e l’imprevisto. Cerchiamo sempre di lasciare uno spazio vuoto nelle nostre canzoni, un respiro, un margine d’errore. Non ci interessa essere perfetti, ma autentici. Ogni brano è costruito come un paesaggio da attraversare, con una voce che guida, ma che non pretende di spiegare tutto. La componente visiva ed evocativa è per noi imprescindibile.

Che tipo di musica ascoltate e con quale artista sognate di collaborare?

Ascoltiamo tantissima musica diversa: dall’elettronica sperimentale alla canzone d’autore italiana, dal post-rock al jazz, passando per la musica africana, ambient e minimalismo. Siamo onnivori e curiosi. Per quanto riguarda gli artisti con cui “sogniamo” di collaborare beh, forse è anche bene che i sogni rimangano tali per svolgere il loro compito al meglio…ci piace molto l’idea di collaborare con persone a noi vicine, se poi i miti e i Lande si dovessero avvicinare, ben venga, vedremo…

Quali sono i vostri progetti per il futuro?

Stiamo lavorando all’uscita del nostro primo album, che raccoglierà i brani nati negli ultimi due anni. È un lavoro a cui teniamo molto, perché racconta il percorso che ci ha portati fin qui. Stiamo anche preparando un live set pensato non solo per suonare i brani, ma per portarli in una dimensione immersiva, visiva, quasi teatrale. E poi… continuiamo a scrivere. Non sappiamo mai dove ci porterà una nuova canzone, ed è proprio questo il bello.