Larossi e la sua sfida interiore: ‘Don Chisciotte’ tra memoria e rinascita

“Don Chisciotte” di Larossi è un viaggio emotivo che trasforma dettagli quotidiani in una narrazione profondamente personale. Con una scrittura poetica, l’artista dipinge immagini evocative di luci fioche e notti insonni, simboli di una lotta interiore tra nostalgia e rinascita. Le melodie avvolgenti e la voce intensa di Larossi guidano l’ascoltatore attraverso un percorso di consapevolezza e liberazione. Con un chiaro rifiuto delle illusioni e una celebrazione della forza nel lasciar andare, il singolo si trasforma in un inno alla libertà di essere autentici e veri.

In “Don Chisciotte” parli della scelta di smettere di lottare per cause che non meritano. Quanto pensi che questo tema sia attuale nella nostra società ipercompetitiva?
Tantissimo. Siamo spinti a dimostrare sempre qualcosa, a non fermarci mai. Ma questa corsa continua rischia di allontanarci da chi siamo davvero. Credo che il vero atto rivoluzionario oggi sia proprio dire “no, questa guerra non mi appartiene”.

La nostalgia e la voglia di rinascita sono due forze opposte che convivono nel brano. Come riesci a trovare il tuo equilibrio personale tra queste due spinte?
Credo che convivano sempre, dentro ognuno di noi. Cerco di accettare la nostalgia come parte del processo, senza farla diventare un freno. E uso la scrittura per trasformarla in qualcosa di nuovo. È lì che nasce la rinascita.

Il tuo percorso ti vede impegnata anche su temi sociali e psicologici. “Don Chisciotte” è più una storia personale o una metafora che riguarda un po’ tutti?
Parte da qualcosa di mio, ma ho cercato di renderlo un racconto collettivo. Chi non ha mai combattuto battaglie sbagliate? O sentito di doversi liberare da qualcosa? Don Chisciotte è una metafora del momento in cui ci si guarda allo specchio e si sceglie di cambiare strada.

In un mondo che spesso premia chi non si arrende mai, credi che il vero coraggio, oggi, sia anche sapersi fermare?
Assolutamente sì. Fermarsi, respirare, riconoscere che qualcosa non fa più per noi è un atto di grande forza. È più facile andare avanti a testa bassa che fermarsi e dire “non va bene”.

Guardando al futuro, quali sono le “nuove strade” che Larossi sogna di percorrere, musicalmente e umanamente?
Sogno di continuare a scrivere senza compromessi, con sincerità. Di portare la mia musica in luoghi autentici, dove si crea connessione vera. E, umanamente, sogno di restare sempre fedele a chi sono. Anche quando fa paura.