Il nuovo singolo della band torinese mette in musica l’alienazione quotidiana con un sound tra beat e synth acidi
In un’epoca dominata dall’iperproduttività e dalla disconnessione emotiva, i Bisanzio lanciano un brano che è molto più di una canzone: è uno specchio della realtà. “Come gli insetti” parla di noi, della nostra apatia, della nostra silenziosa accettazione di una vita meccanica. Il trio torinese – formato da Andrea Ravera Chion, Nicolò Ghiringhello e Davide Vuono – lo fa con un mix raffinato di elettronica sporca, chitarre pulite e testi lirici al limite del filosofico.
Il pezzo è avvolto da un’atmosfera malinconica e beatamente rassegnata. L’uso sapiente della Telecaster anni ’60 e dei synth “nauseabondi” crea un tappeto sonoro in cui si muove una voce narrante consapevole e dolente, senza mai scivolare nel patetico. È un’operazione tanto musicale quanto sociale.
La produzione, firmata dallo stesso duo fondatore dei Bisanzio, è un lavoro fatto in casa, tra le colline del Canavese, ma suona internazionale. È Radiohead, ma anche Baustelle. È introspezione lucida, ma anche attacco sottile al nostro modo di vivere.
Il videoclip, girato per le strade di Torino, ne rafforza il messaggio: la città diventa simbolo di alienazione e habitat perfetto per uomini trasformati in insetti sociali. Una metafora cruda, ma poetica.
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