Con il loro nuovo EP Sono come te, i Fantasmi dal Futuro consolidano la loro identità musicale e proseguono un percorso sonoro coerente e ricco di sfumature. Abbiamo intervistato la band per scoprire di più sul processo creativo e sulle scelte stilistiche che hanno caratterizzato questo lavoro.
Il vostro nuovo EP sembra essere una naturale evoluzione del vostro suono, pur mantenendo una forte identità. Come avete affrontato il processo di scrittura e produzione?
Abbiamo avuto la fortuna di suonare molto dal vivo in seguito all’uscita del primo album, quindi abbiamo realizzato i nuovi brani parallelamente, senza prenderci una pausa. Forse per questo motivo le canzoni nuove risultano coerenti con quelle più vecchie. Si tratta della prosecuzione di un percorso che non si è interrotto.
La vostra musica nasce prima in studio o nei live? Quanto l’esperienza dal vivo influenza il vostro modo di comporre?
Siamo una live band. Il nostro scopo primario è quello di suonare dal vivo. Per poterlo fare dobbiamo registrare le canzoni e pubblicarle. Non che non ci piaccia stare in studio di registrazione, anzi, ma è una sorta di passaggio obbligato per arrivare a calcare il palco. I nostri brani sono pensati per avere un senso nell’ambito della scaletta di un concerto. Vogliamo che esprimano energia e che non siano noiosi. Ci immaginiamo il concerto che ci piacerebbe vedere e cerchiamo di realizzarlo noi.
Il vostro utilizzo della voce filtrata e delle chitarre con riverberi post-rock è ormai un tratto distintivo. Da dove nasce questa scelta?
Fin dall’inizio abbiamo deciso di impostare questo progetto, che era nato quasi come un side-project, con l’intento di esprimerci con un linguaggio musicale personale. Abbiamo definito assieme, confrontandoci, quali fossero le nostre coordinate cercando di creare un suono caratteristico, identificabile. Voce filtrata, chitarre dilatate, basso marziale e batteria massiccia. Abbiamo giocato mescolando le nostre radici rock con alcuni trick moderni, filtrando la voce e usando l’autotune, giusto per far storcere il naso ai “puristi”. Viva la curiosità!
Nel brano “Mutamenti” emerge una forte componente atmosferica e un senso di inquietudine. Come avete lavorato sugli arrangiamenti per trasmettere queste sensazioni?
Il pezzo è nato da una improvvisazione durante le prove: abbiamo registrato qualche minuto di jam e tenuto un frammento che ci piaceva e che è diventato l’inizio del brano. Da quell’intervallo di un semitono tra primo e secondo grado, piuttosto inusuale e che conferisce un senso di mistero e inquietudine, siamo partiti per costruire la canzone. Abbiamo azzardato andando un po’ fuori dalla nostra comfort zone rappresentata da tonalità minori e pentatoniche. È stato piuttosto difficile sviluppare la melodia vocale, ma tutto sommato ci sembra che il pezzo funzioni. Missione compiuta!
Se doveste indicare un momento preciso in cui avete capito che queste quattro canzoni erano pronte per diventare un EP, quale sarebbe?
Diciamo che questi quattro pezzi sono stati suonati dal vivo prima di essere incisi, quindi ci siamo resi conto che erano coerenti con la nostra cifra artistica. Di conseguenza li abbiamo registrati e pubblicati. Ci piacerebbe fare lo stesso percorso anche con il prossimo album, realizzando i brani e inserendoli in scaletta per testarli dal vivo, affinarli, e poi “fissarli” in studio. È un modo per tirare fuori il meglio dagli arrangiamenti e che siamo convinti funzioni bene per la nostra proposta.