In questa intervista, Riccardo Bianchini ci svela i retroscena creativi di “Leonardo”, un progetto che nasce da una forte ispirazione musicale e si arricchisce di riflessioni personali e filosofiche. La scintilla iniziale per il brano che dà il titolo all’album è stata un riff di chitarra che ha poi dato forma all’intero pezzo. Tuttavia, il percorso del testo è stato tutt’altro che lineare: inizialmente distante da ciò che poi è diventato, il testo si è trasformato in un monologo teatrale che, combinato con la musica, ha dato vita a un’armonia inaspettata e potente.
Le quattro canzoni di “Leonardo” non seguono un filo narrativo comune, ma sono piuttosto “quattro quadri distinti” che esplorano temi diversi. Bianchini ci racconta la natura di ogni brano: da “Leonardo”, che invita alla riflessione, a “Cattiva coscienza”, che richiama alla solidarietà e alla morale universale; da “Desistere”, che esplora il tempo e l’identità, a “Viaggio al Centro Direzionale”, una critica ironica alla giustizia umana.
L’aspetto autobiografico dei suoi testi è un tema che Bianchini affronta con profondità: il suo obiettivo, infatti, non è raccontare il sé personale, ma esplorare emozioni e pensieri che trascendono l’individualità, rendendo le sue parole universali e condivisibili. L’artista ci parla anche del suo approccio al lavoro, che non si limita alla musica, ma si estende a scritti e riflessioni, seguendo sempre l’entusiasmo e l’ispirazione del momento. Per il 2025, Bianchini ha già in programma nuovi brani e un progetto di scrittura che intreccia riflessioni e musica, continuando così il suo percorso artistico.
Qual è stata l’ispirazione iniziale per Leonardo?
L’ispirazione iniziale è stata il riff di chitarra che prosegue per tutto il pezzo, su cui poi sono stati inseriti gli altri strumenti. Il testo inizialmente era completamente diverso. Era un testo che però non mi piaceva più mentre, poche cartelle più in là sul computer stava prendendo piede un monologo teatrale. Li ho messi insieme ed è stato come se si fossero sempre conosciuti.
C’è un elemento narrativo che collega le quattro canzoni?
No. Sono quattro quadri distinti: Leonardo è una esortazione cerebrale per svelare suggestivamente le suggestioni in cui siamo immersi; Cattiva coscienza un richiamo alla morale più basilare, quella del vedere i propri fratelli come tali, e non come una voce del proprio personale bilancio annuale; D esistere è un’immersione nell’esperienza del tempo e nell’identità delle esperienze; Viaggio al Centro Direzionale una scherzosa e autoironica descrizione della giustizia umana.
Quanto c’è di autobiografico nei tuoi testi?
Il lavoro che ho fatto negli anni è stato quello di togliermi di mezzo. Cerco di parlare sempre meno di me, inteso come io psicologico che ha esperienze più o meno appaganti nella vita; cerco di dire semmai quello che sento e quello che penso, convinto che il sentire e il pensare siano attività transpersonali.
Lavori a più progetti contemporaneamente o ti dedichi a uno alla volta?
Ho scoperto che il modo più efficiente per eseguire un compito è seguire l’entusiasmo: tutto le volte che è possibile lavoro ai progetti che più mi stimolano in quel momento, senza distinguere se sia scrivere una canzone, un saggio, un articolo per una rivista o un contratto.
Quali sono i tuoi programmi per il 2025?
Prepararmi per registrare altri brani e finire il lavoro di scrittura che sto portando avanti: si tratta di una serie di storie e di riflessioni che vorrei riuscire a intessere con alcuni brani musicali. Anche con Leonardo.