Intervista a LSKA

LSKA non usa i social anche se ne comprende l’importanza, si definisce un video-artista, e abbiamo scoperto molto altro parlando proprio con lui.

Ciao LSKA ultimamente, Tik Tok o i social in generale hanno acquisito una nuova importanza, soprattutto per i progetti musicali. Stai assecondando questa importanza?

No, non ne sono proprio capace. Ne comprendo l’importanza, ma è un linguaggio che non mi appartiene e mi stressa molto stare sui social e sentirmi costantemente in vetrina. Posto pochissimo e solo se penso di avere qualcosa di interessante da dire.

Come gestisci i periodi di “blocco creativo”, e quando ti sono capitati durante il tuo periodo artistico? E come ne sei uscito?

Mi capita spesso, solitamente accade perché penso troppo e lascio prevalere le mie parti criticiste e perfezionistiche. Per uscirne devo fare altro: camminare, andare in bicicletta; o cercare altri stimoli nella letteratura o nel cinema.

Ti definisci anche video-artista. In che modo? 

Mi piace lavorare con il video in relazione alla musica. Quindi sviluppo sistemi che interagiscano tra di loro: visuals generativi che reagiscono al suono, oppure al contrario suoni che si evolvono in base a degli input visivi. In generale lavoro particolarmente sull’astrazione delle immagini e su un’estetica surrealista per amplificare il senso di astrazione che ricerco nella mia musica.

Ephemeral” è un disco ballabilissimo. Ci racconti e descrivi un club immaginario in cui lo vedresti suonare bene?

Immagino una sala non molto grande, con un’acustica perfetta e un suono avvolgente. Un ambiente accogliente in cui chiunque possa sentirsi a proprio agio, senza pressioni sociali di alcun tipo. Un’atmosfera familiare e che allo stesso tempo nutra la curiosità.

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