Intervista a MERCVRIO

É uscito venerdì 8 dicembre 2023 “Nascosto“, il nuovo singolo di Mercvrio. Si può essere soli anche quando siamo circondati da tante persone? Si, e forse non c’è solitudine più grande, e tutti quegli sforzi che facciamo per sfuggire al baratro, per riempire i nostri vuoti, invece di accogliere le nostre debolezze, ci presentano il conto in quella notte di troppo. Quando pensavamo di essere al sicuro, di aver dimenticato il nostro dolore ecco che i nostri demoni tornano a tormentarci.

Ci ha detto che non vuole più nascondersi, e lo abbiamo intervistato

Che ruolo ha avuto il Covid sul tuo percorso musicale e sulle tue ambizioni? Credi che in generale il Covid abbia cambiato qualcosa nel mercato musicale? E cosa? 

Il covid è subentrato in un momento in cui stavo cercando di esibirmi molto dal vivo, suonavo un paio di volte a settimana in giro per locali e mi davo da fare in questo senso. Personalmente lo stop forzato dei primi lockdown mi ha dato la possibilità di fermarmi e riflettere su quello che stavo facendo per il mio percorso musicale e alla fine ho cominciato a cambiare diverse cose, tra cui l’etichetta discografica.

Per quanto riguarda cambiamenti nel mercato non saprei onestamente, e per quello che mi riguarda non mi sembra che il co- vid abbia portato un vero cambiamento in questo ambito; c’erano già in atto delle dinamiche di mutamento messe in moto dalle esigenze di vecchi e nuovi social, che forse la pandemia può aver contribuito ad accelerare, ma non è detto. 

E ti ricordi ancora come hai passato la primissima quarantena? Che ruolo ha avuto la musica in ciò? 

Ho sfruttato il tempo per scrivere la tesi e laurearmi; in questo la musica è stata fondamentale perché la tesi verteva sulla storia dei videoclip musicali con un’analisi di alcuni registi in particolare, ed è stata una buona scusa per ascoltare tonnellate di musica. 

In qualche modo il tuo nuovo singolo Nascosto” parla anche di an- sia sociale. Forse in quei momenti tutto si è fermato? Ti sei sentito nascosto anche in quei momenti? 

Mi sono sentito nascosto nel senso di “protetto” da ogni obbligo o aspettativa esterna di fare qualcosa, e in questo senso è stato quasi liberatorio, come se quei “demoni” di cui parlo anche nella canzone non potessero effettivamente raggiungermi in quel mo- mento. Però ero e sono abbastanza consapevole da sapere benissimo quanto fosse ingenuo quel tipo di pensiero, perciò non è du- rato molto. 

E adesso? 

Nascondermi in passato è stata un’esigenza di fuga da cose per cui non avevo gli strumenti adatti per poterle gestire; strumenti che oggi ho faticosamente sviluppato e quindi, per quanto ci siano mol- te cose spaventose là fuori, non ho più bisogno di nascondermi. 

Quale potrebbe essere un fil rouge che unisce tutte le tue canzoni? 

Nella prima parte della mia produzione era forse una malinconica ironia, oggi è più il confronto con il caos. 

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