Marchi

Marchi parla di se e della sua musica nell’intervista

Lo scorso venerdì 8 aprile è uscito il nuovo singolo di Marchi dal titolo La notte. Dopo l’esordio con Gennaio, il cantautore sardo è tornato con un pezzo dal mood decisamente più eclettico e disincantato rispetto al precedente, che racconta le ombre e i pensieri ossessivi che seguono la fine di una relazione e che rappresenta un tassello del tutto nuovo che si aggiunge alla costruzione del percorso artistico di Marchi.

Abbiamo scambiato qualche parola con Marchi

Prima domanda per rompere il ghiaccio: chi è Marchi?

Marchi è semplicemente il mio cognome! Alla fine l’ho tenuto come nome d’arte perché credo non ci sia niente che ti rappresenti di più del cognome che ti porti dietro dalla nascita. Un cognome non è soltanto una parola, è già una storia. Ti ricorda sempre chi sei, ovunque ti trovi. È qualcosa che ha a che fare col passato e col futuro. E poi guarda, ho provato tante volte a scervellarmi per trovare un nome d’arte originale per truccare un po’ le carte, diciamo, per non sentirmi troppo esposto, ma tutti quelli che mi venivano in mente non mi facevano mai sentire a mio agio. Quindi ho deciso di tenere il mio.

Parlaci un po’ del tuo background musicale: qual è stata la tua formazione e quali sono gli artisti che ti hanno ispirato?

Ho sempre scritto canzoni fin da adolescente ma a quell’età non avevo preso la cosa troppo seriamente. Andavo a lezioni di chitarra e di pianoforte e suonavo in qualche gruppo del mio paese, in Sardegna. Poi nel 2010 mi iscrissi a un concorso importante di cantautorato a Roma, dove nel frattempo mi ero trasferito per studiare all’università. Il concorso era il Premio Fabrizio De Andrè e arrivai in finale sia quella volta che due anni dopo. Quell’esperienza mi ha fatto capire che mi sarebbe piaciuto impostare tutto più seriamente. Quindi, qualche anno più tardi, con i soldi che nel frattempo avevo messo da parte lavorando come sceneggiatore, mi sono obbligato a farlo.

Per non avere rimpianti un domani per non averci nemmeno provato. Ho iniziato dalla pubblicazione di “Gennaio”, il mio primo singolo. Per risponderti all’altra domanda, gli artisti che mi hanno ispirato di più credo siano stati prima di tutti i cantautori italiani, che davano molta importanza alle parole, all’autenticità e alle storie. Negli anni poi mi sono appassionato di più alla melodia e agli arrangiamenti e ora sono intrigato da entrambe le cose allo stesso modo. Fra tutti, gli amori più grandi del passato sono stati per De Andrè, Dalla, Branduardi, Capossela e Bersani. Fra le band del cuore invece ci sono i Bluvertigo, i Quintorigo, gli Afterhours e i Baustelle.

Qual è il messaggio che vuoi trasmettere con “La notte”?

Più che un messaggio ho cercato di ricostruire e di trasmettere un’atmosfera; di trasporre in musica la sensazione di lutto e di smarrimento che si prova alla fine di una relazione importante. Perché appena una relazione importante finisce, la notte si trasforma in una specie di bosco insidioso da attraversare da soli, che si popola lentamente di animali notturni e altre angosce pronti a saltarti addosso. Dopo una rottura sembra che la notte sia fatta apposta per far risuonare tutte quelle voci che cercano di spiegarti come sono andate le cose. Voci che insegui confusamente alla ricerca di simboli e segnali da interpretare, per analizzare, col senno di poi, errori e responsabilità.

Cosa puoi raccontarci sulla scena musicale della tua città e come ti inserisci all’interno di essa?

Per ora su questo posso raccontarvi molto poco perché ne sono totalmente al di fuori. Non ho ancora una band effettiva. Ci sto lavorando ma non è semplice, le persone con cui collaboro purtroppo non abitano a Milano.

Qual è l’elemento che non dovrebbe mai mancare in un pezzo firmato Marchi?
L’evocazione. Mi piace lavorare per immagini e per simboli. Quando ci riesco! È molto difficile.

Quali saranno i prossimi step del tuo progetto?
Tornare in studio a Maggio a registrare un piccolo EP; formare la band e cominciare a fare qualche piccolo live nei locali. E andare al mare!

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