Avanzi

Intervista ad Avanzi a pochi giorni dal nuovo singolo Dejavu

Come nasce la tua passione per la musica?

Ho iniziato a suonare, un po’ per caso, la batteria nella band della scuola quando avevo 11 anni. Lo stesso anno ho avuto un insegnante di musica che era un pianista super bravo e ho iniziato a prendere lezioni. Poi le prime band, i pomeriggi a scaricare i dischi più improbabili da mettere nell’ipod, l’esigenza di scrivere qualcosa di mio ed è decollato un po’ tutto così.

Quanto c'è di autobiografico nel tuo lavoro?

È tutto autobiografico, ogni parola di ogni frase è tratto da una storia vera. La mia.

Dejavu, in uscita il 25 febbraio, è il tuo nuovo singolo. Da dove è nata l'ispirazione e come mai questo titolo?

Ero in giro da solo una sera di qualche mese fa e stavo tornando verso casa. Non era uno dei miei giorni migliori. Ad un certo punto mi accorgo che inizia a piovere, apro l’ombrello e mi rendo conto che era completamente distrutto e quindi completamente inutile, un po’ come mi sentivo io quella sera. Da li mi sono usciti i primi versi e il resto ha fatto il suo corso.

Qale artista del panorama nazionale o internazionale pensi ti abbia maggiormente influenzato e con chi ti piacerebbe o sogni di collaborare?

Se devo fare un paio di nomi, i primi che mi vengono in mente sono Lynch e Fincher. Non sono cantanti, sono registi, ma li ho sempre ritenuti degli artisti incredibili e sono sempre stati una fonte di ispirazione gigantesca per quello che scrivo e in generale per come vedo le cose.
In ambito musicale non saprei dire con altrettanta precisione chi mi abbia influenzato maggiormente, sono quasi vent’anni che ascolto musica dalla mattina alla sera e ho sentito così tante cose diametralmente opposte tra loro che mi viene davvero difficile distinguere i confini tra chi abbia ispirato cosa.
In Italia è pieno di artisti super validi con il quale sarebbe un piacere collaborare, anche in questo caso mi è difficile fare un nome.

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Quale caratteristica nei tuoi brani li rende riconoscibili e ricollegabili solo a te come interprete?

Non saprei dire e forse non sono nemmeno la persona più adatta per rispondere a questa domanda. Quello che so è che in ogni brano che scrivo, produco e che canto ci metto sempre un pezzo di me. Lascio che le cose fluiscano e vadano al loro posto. Non credo nemmeno di avere un reale controllo sulla cosa, so solo che ho finito quando tutti i pezzi si incastrano come dovrebbero. Potrei dire che l’unicità dei miei brani sta nel modo in cui li canto, o per i suoni che uso, ma penso che l’unica cosa non replicabile sia il fatto che le cose che scrivo le ho vissute solo io.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Stiamo lavorando su diversi fronti.
Dal punto di vista delle produzioni in studio, il fil rouge delle copertine dei nuovi singoli dovrebbe suggerire la meta.
Sarebbe anche molto bello poter tornare a suonare dal vivo come nel 2019, con la gente ammassata sotto al palco, il casino e tutto il resto, ma ovviamente, vista la situazione, è ancora tutto in forse.
Per il resto non sono uno che fa progetti a lungo termine, la vita è bella solo se ti sorprende, quindi vedremo cosa salta fuori.

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