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Forse Danzica: intervista con Matteo Rizzi

A 10 giorni di distanza dall’uscita di “Lunaire”, il nuovo disco del progetto Forse Danzica di Matteo Rizzi, abbiamo scambiato quattro chiacchiere con lui chiedendogli di Tim Burton, cinematografia e del suo rapporto con Parigi. Pronti?

Il tuo sembra un immaginario à la Tim Burton, sbagliamo?

I riferimenti cinematografici sono tutti frutto di un intenso scambio di materiale con Arianna di Studio Cemento, che cura la parte visual del progetto. La maggior parte delle reference hanno a che fare più che altro con l’espressionismo tedesco di inizio Novecento, cose come il Gabinetto del Dottor Caligari. Non conosco molto Tim Burton purtroppo.

Cinematograficamente parlando, c’è un film per cui il tuo “Lunaire” sarebbe una perfetta colonna sonora?

Appunto, qualche film espressionista tedesco. Molti sono muti tra l’altro, magari un giorno mi ci applico pure.

Parigi ti piace ancora, nonostante tutto? Dove ci porteresti se dovessi ripercorrere il tuo passato?

Ma io a Parigi ci sono stato solo un paio di giorni tanti anni fa, a vedere tra l’altro un festival folk metal al Moulin Rouge, una cosa surreale. Per me è un’idea, è un simbolo di assenza e di lontananza. Il passato mi fa paura perché sono una persona molto nostalgica quindi cerco di non pensarci troppo. Penso che vi porterei a quando la mia maestra di italiano delle elementari mi fece i complimenti davanti a tutta la mia classe per un tema che avevo scritto, facendomi capire per la prima volta che ero effettivamente bravo a fare qualcosa.

Cos’è cambiato per te dall’avvento del Covid? Hai perso qualcosa di importante?

Sono cambiate tante cose, soprattutto il rapporto con il futuro e con la progettualità, tutto è sembrato improvvisamente più aleatorio. Le cose più importanti che ho perso credo siano l’entusiasmo per le cose e la capacità di stare bene da solo.

https://www.instagram.com/forsedanzica/

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